L'Egitto invita l'UE a riaprire alle esportazioni di patate egiziane
Gli ispettori fitosanitari controllano le patate a campione (campione costituito da 200 tuberi ogni 25 tonnellate di patate importate), sia con ispezioni visive che con analisi di laboratorio. Pertanto, è anche una questione sanitaria, oltre che occupazionale.
Per questo motivo l’importazione di patate dall’Egitto era ferma da 12 anni, anche se in deroga a tali divieti vengono emanate ogni anno disposizioni (sia comunitarie che ministeriali) che consentono l’importazione, a patto che si osservino scrupolose e attente regole per prevenire la possibile diffusione del patogeno, tanto nella fase di coltivazione in Egitto che al momento dell’importazione in Europa.
Per la stagione 2010/11, l’Unione Europea ha già deciso di riaprire le porte all’importazione della patata egiziana, ma l’Egitto preme affinché l’apertura sia permanente.
La richiesta nasce dalla considerazione che l’Egitto ha adottato da anni procedure tecniche ed una linea dura per debellare il "marciume bruno". Lo ha affermato il dottor Salah Youssef, capo dei servizi agricoli del Ministero dell’Agricoltura e Direttore del Progetto "marciume bruno", durante un incontro con gli esportatori di patate egiziane, avvenuto in occasione della riunione preliminare relativa alla raccolta del prossimo ciclo estivo. Le esportazioni di questo ciclo prevedono circa il 20% del raccolto totale, mentre il resto viene immesso sul mercato egiziano.
L’Egitto ha, inoltre, ottenuto un prestito dalla UE di 10 milioni di euro per assistenza ai piccoli agricoltori. Oltre alle esportazioni delle patate prodotte durante l’inverno, l’Unione Europea importerà, secondo Safwat Al Haddad, Sottosegretario Egiziano all’Agricoltura, l’intera produzione estiva.