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I produttori spagnoli si oppongono al nuovo accordo commerciale tra UE e Marocco

I contadini spagnoli stanno facendo di tutto per convincere il Parlamento europeo a rigettare il nuovo accordo commerciale con il Marocco. COAG, la principale organizzazione agricola della Spagna, ha aumentato la pressione sugli euro-parlamentari per convincerli a votare contro questo accordo (vedi precedente articolo sui contenuti dell'accordo). E' quanto riporta il giornale olandese AGD.

Firmando un accordo su una maggiore liberalizzazione nei settori dell'agricoltura e della pesca lo scorso 13 dicembre a Bruxelles, si sarebbe compiuto un atto "doppiamente morale" e probabilmente illegale.

Il nuovo ministro spagnolo dell'agricoltura, Rosa Aguilar, ha provato a placare gli animi dei contadini, affermando che in ogni caso l'accordo non entrerà in vigore prima della metà del 2011. "La Spagna non ha intenzione di piantare in asso i contadini", ha dichiarato il ministro, ma queste sue parole non hanno impressionato più di tanto. Fonti del settore rivelano che la Spagna, nel corso del dibattito sull'accordo, non ha presentato obiezioni.

Il settore ortofrutticolo spagnolo prevede perdite importanti a causa delle importazioni marocchine. I danni non riguarderebbero solo il comparto pomodori - il Marocco potrebbe raggiungere le 285.000 ton nel 2014, senza limitazioni di forniture - ma anche prodotti quali agrumi, peperoni e olio d'oliva. Tutti questi prodotti sono esenti da restrizioni sull'importazione.

COAG rimprovera ai dirigenti europei di avere una doppia morale, poiché i contadini europei devono soddisfare rigide norme in ambito di rispetto dell'ambiente e sicurezza alimentare, mentre Bruxelles ora apre le porte alle importazioni dal Marocco dove queste regole non sono valide.

Il nuovo accordo potrebbe essere anche considerato illegale perché include il Sahara Occidentale. Questo territorio è conteso dal Marocco, in violazione del diritto internazionale. Una commissione giuridica del Parlamento europeo vaglierà bene la legittimità dell'accordo commerciale.

Fonte: AGD