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Amleto Venturi: la micropropagazione in vitro e le prospettive per il settore del kiwi e del vivaismo

Giambattista Pepi, giornalista di FreshPlaza Italia, ha intervistato Amleto Venturi, amministratore della Venturi Società agricola (vedi scheda) impresa leader in Italia nella micropropagazione in vitro di piante ornamentali e fruttifere sulle prospettive di sviluppo del kiwi, di cui la società è una delle licenziatarie e sul futuro del vivaismo frutticolo e floricolo (nella foto: Amleto Venturi nel laboratorio di micropropagazione).

FP - Come nasce una pianta di kiwi in vitro? Quali sono i vantaggi e, se ci sono, quali possono essere le incognite o i rischi.

AV - Il kiwi in vitro non è una novità. Da decenni questa pianta viene riprodotta sia per talea, sia in vitro. Per la riproduzione meristematica del kiwi è necessario avere a disposizione un ramo con delle belle gemme che siano ancora non dischiuse: si prelevano le gemme, si sterilizzano, poi avviene la vera e propria fase di micropropagazione.

Con l’ausilio di una cappa a flusso laminare che induce un ambiente simile ad una camera operatoria, quindi sterile, si cerca di estrarre dalle gemme - con l’aiuto di un microscopio - il meristema, che non è altro che la parte rigenerativa più interna della stessa. Una volta ottenutolo, lo si trapianta in una provetta precedentemente sterilizzata e riempita con un terreno di coltura anch’esso passato in autoclave e quindi sterile.

Se l’espianto risulta sterile ed il terreno in cui viene riposto è adatto alle esigenze dello stesso, nel giro di qualche settimana si può notare un accrescimento dei meristemi ed una differenziazione di piccole plantule.

Successivamente queste plantule vengono trapiantate in contenitori da micropropagazione e si inizia il processo industriale vero e proprio, creando uno stock di materiale in una fase chiamata di moltiplicazione.

Ottenuto il quantitativo necessario di moltiplicazione, si dividono i vari germogli e si trapiantano in contenitori con un terreno di coltura diverso, cioè adatto a far sì che le piante terminino il loro processo di moltiplicazione e inizino una nuova fase che non è altro che una fase di radicazione, cioè i germogli vengono indotti tramite delle auxine ad emettere delle radici, per cui ci troveremo ad avere delle vere e proprie piccole plantule.

Una volta radicate, queste plantule vengono trasferite in una serra di acclimatamento dove vengono indurite e portate ad un certo livello di accrescimento per poi passare al vivaio vero e proprio.

FP - Quali vantaggi offre questo sistema per chi coltiva la pianta, avendola acquistata da chi la riproduce con un metodo non convenzionale, come quello in campo aperto?

AV - Il vantaggio principale è di riuscire a riprodurre una pianta in centinaia di migliaia di esemplari con un patrimonio genetico esattamente uguale alla pianta-madre. Ciò significa che avremo tutti i soggetti con lo stesso DNA e, quindi, con tutte le caratteristiche della pianta di partenza, cosa che non possiamo ottenere se questa operazione passa attraverso il seme, poiché il seme viene impollinato, quindi non è altro che il fattore di due DNA combinati.

Il secondo vantaggio è che, con questa tecnica, è possibile ottenere grandi quantità di materiale in breve tempo ed, essendo una tecnica artificiale, non è legata alla stagionalità.

Il terzo vantaggio è che le piante micropropagate sono sicuramente più sane di altre coltivate in modo tradizionale, poiché si sviluppano nella parte iniziale della loro vita in un ambiente sterile.

Il quarto vantaggio, infine, è che in tutte le piante destinate alla fruttificazione, disporre di piante femminili e piante maschili per l’impollinazione è utile, poiché con la micropropagazione si può calibrare la produzione. Nel kiwi, per esempio, si riproducono generalmente in un rapporto di maschi con femmine di uno a quattro od uno a cinque, mentre con il seme questo non è attuabile.

I rischi possono essere determinati da un non esatto impiego dei prodotti chimici utilizzati nelle varie fasi che, se usati indiscriminatamente, potrebbero portare a degenerazioni da eccesso o di induzioni di germogli da callo, quindi, con possibilità peggiorative.
 
FP - Una pianta riprodotta in vitro offre maggiore o minore resistenza alla batteriosi del kiwi o ad altre malattie?

AV - Dal punto di vista agronomico sicuramente le piante di actinidia riprodotte in vitro hanno una minore produzione di frutti nel primo anno, poiché le piantine per potersi riprodurre vengono mantenute in vitro in uno stato giovanile, mentre il legno della talea è da considerarsi già adulto, ma negli anni successivi questo differenziale di produzione non è più rilevante.

Certamente la radice delle piante da vitro nel tempo presenta meno problemi di quella delle piante fatte da talea che spesso, invecchiando, producono grossi aggregati suberosi, che non sono certamente utili alla pianta.

Per quanto riguarda la sanità non vi è paragone, soprattutto ora che si è manifestato il PSA specifico dell’actinidia (batteriosi del kiwi). Infatti è estremamente pericoloso effettuare prelievi di talee in pieno campo, perché dovrebbero essere analizzate tutte le piante da cui si preleva per vedere se sono portatrici di Psa o no, mentre con la micropropagazione è sufficiente analizzare il materiale di una pianta, per essere sicuri che la fonte è sana.

Sarebbe saggio, fino a che non si scopre una cura efficace contro questa batteriosi, proibire la riproduzione di actinidia da talea, come già alcuni osservatori fitopatologici stanno suggerendo.

FP - Qual è oggi, secondo lei, il mercato reale e potenziale del kiwi in Italia e in Europa?

AV - Riteniamo che il mercato del kiwi sia ancora un buon mercato poiché il frutto rimane ancora uno dei pochi che riesce a generare un certo valore aggiunto. Ormai è difficile riuscire a produrre frutta in Italia ottenendo un profitto per le aziende: i prezzi alla produzione di tutto il comparto agricolo sono sottostimati e quasi tutti in negativo. Anche in Romagna, regione dalla grande tradizione agricola, i produttori sono sempre più demoralizzati e le campagne si stanno svuotando.

Il kiwi giallo può essere ancora appetibile poiché il mercato del giallo dovrebbe assestarsi su quote che andranno dal 25 al 30%. Considerando, pertanto, che attualmente i gialli sono Zespri che ha enormi problemi con la batteriosi e Jin Tao anch’esso sensibile alla batteriosi, si potrebbe verificare una certa richiesta di materiale di Soreli. Per essere obiettivi, tuttavia, non è ancora possibile affermare che Soreli non sia meno o più sensibile alla batteriosi degli altri gialli, poiché attualmente gli impianti a dimora sono una percentuale irrilevante rispetto agli altri.

Certamente possiamo affermare che questa varietà di kiwi è molto produttiva, il frutto è molto bello e i tempi di conservazione sono molto più lunghi rispetto a quelli prospettati inizialmente dai costitutori: questo lo possiamo affermare dopo aver conservato frutti in strutture specializzate alla conservazione del kiwi che, come sappiamo, presentano difficoltà di conservazione se questa non è effettuata da persone esperte ed in strutture specializzate.

FP - Su quali altre fruttifere, oltre al kiwi, state puntando?

AV - Anche nel nostro settore ormai si stanno sviluppando realtà importanti in paesi emergenti con costi di manodopera ed energetici molto bassi, per cui la nostra battaglia dovrà essere improntata ad un abbattimento dei costi, ma deve far leva anche sulla ricerca di nuove varietà od essenze da riprodurre che siano di proprietà e protette da royalties, come, ad esempio la varietà di kiwi Soreli, poiché solo in questo modo potremo continuare a produrre.

FP - Quali sono le prospettive di sviluppo per il vivaismo frutticolo?

AV - Riteniamo che i vari settori non abbiano grande prospettiva di espansione poiché i costi di produzione sono molto alti in Italia. Quindi riteniamo che la via da seguire sia quella dell’abbattimento dei costi di produzione, cercando di meccanizzare tutte le fasi che è possibile meccanizzare in modo industriale e nella riduzione dei costi di energia, che nel caso dei laboratori di micropropagazione è molto rilevante.

Contatti:
Venturi Società agricola S.S.
Via Tessello, 4956
47020 Tessello di Cesena (FC)
Tel.: (+39) 0547 660004
Fax: (+39) 0547 660044
E-mail: venturi.vin@mbox.queen.it
Web: www.venturisocietaagricola.it