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Di Raffaella Quadretti

Gli attori della filiera si confrontano sui consumi di frutta e verdura: resoconto del Workshop CSO del 15 dicembre 2010

Per promuovere il consumo di frutta e verdura occorre puntare su segmentazione, diversificazione, distinguibilità, qualificazione salutistica ma anche su una comunicazione funzionale. E' quanto emerso dal workshop organizzato dal CSO-Centro servizi ortofrutticoli il 15 dicembre 2010 a Bologna, che ha coinvolto i principali rappresentanti della filiera.


Il banco dei relatori. Da sinistra: Luciano Trentini (direttore CSO), Paolo Bruni (presidente CSO e presidente Cogeca), Tiberio Rabboni (assessore Agricoltura Regione Emilia-Romagna) e Andrea Segrè (preside Facoltà di Agraria, Università di Bologna).

Ieri, 15 dicembre 2010, nell’Aula magna della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna si è tenuto il workshop "I consumi di frutta e verdura: strategie per valorizzare l’offerta di qualità", organizzato dal CSO in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna per discutere insieme agli operatori del settore ortofrutticolo l’andamento dei consumi degli italiani.


Il qualificato pubblico in sala. Nella prima fila, da sinistra a destra: Stefano Soli (direttore marketing di Alegra e responsabile del marchio "Valfrutta fresco"), Mario Tamanti (direttore progetti e finanziamenti Apofruit e nuovo Consigliere delegato CSO), Renzo Piraccini (direttore generale Apofruit e già consigliere delegato CSO), Cesare Bellò (direttore dell'AOP Veneto Ortofrutta), Wainer Rossi (responsabile ufficio acquisti CIR – Cooperativa italiana di ristorazione), Davide Vernocchi (Presidente del settore ortofrutticolo Fedagri-CCI) e Luciano Trentini (direttore CSO). Clicca qui per un ingrandimento della foto.

Ha coordinato i lavori Paolo Bruni, presidente CSO e presidente Cogeca, che ha inquadrato lo scenario sociale e di consumo dell’ultimo decennio, caratterizzato ora dalla ripresa dell’export agroalimentare, di cui l’ortofrutta è settore trainante. "Siamo di fronte a un paradosso mondiale – ha detto Bruni – 1 miliardo di persone nel mondo sono denutrite e 1,3 sono affette da patologie legate alla sovralimentazione. Mai come oggi emerge l’esigenza di sostenere i consumi di frutta e verdura fresca che, come più volte evidenziato da istituzioni internazionali, rappresentano uno degli strumenti più efficaci per combattere queste malattie".


Una slide della presentazione di Paolo Bruni.

Andrea Segrè (nella foto qui accanto), preside della Facoltà di Agraria, ha sottolineato come "non importa se la filiera ortofrutticola sia lunga o corta, ma deve essere colta, capace cioè di dare delle risposte ad un sistema fortemente contraddittorio. Certo la crisi economica e la globalizzazione influenzano i consumi ma esistono degli adattamenti passivi. Non sono gli operatori, e nemmeno la ricerca, a poter influenzare il mercato, ma il consumatore, che si deve adattare in modo consapevole, responsabile. E per fare ciò un ruolo primario è quello dell’educazione alimentare. Senza dimenticare l’impatto di noi consum-attori sulla nostra salute".

I dati della ricerca sui consumi degli italiani, condotta da GFK per CSO su un campione di 8.000 famiglie, sono stati illustrati in anteprima da Luciano Trentini, direttore del Centro servizi. Visto che negli ultimi 15 anni il peso dei consumi fuori casa è aumentato del 10%, era importante determinarne cause ed effetti per il settore ortofrutta. Dall’analisi dei risultati, si evincono alcune informazioni interessanti.


Presentazione di Luciano Trentini su dati indagine Cso-GFK.

L’acquisto medio annuo per famiglia è passato da 451 kg del 2001 a 358 del 2009, mentre la spesa media da 565 euro annui del 2001 a 579 del 2009. "Non cambiano le risorse investite – ha sottolineato Trentini – anche se non va trascurato che una famiglia media oggi è composta da 2,5 persone".

In generale, possiamo dire che c’è una ripresa dei consumi di alcuni prodotti tradizionali come le pesche, crollate a -17% nel 2005 rispetto al 2000, e oggi in ripresa. Le mele e le pere, dal 2004 a oggi, hanno subito una continua decrescita - fatto salvo l’impennata dei prezzi delle pere degli ultimi due anni - così come arance (-16% degli acquisti), banane (-17%) e uva (-26%). È invece aumentato il consumo di kiwi, nettarine e ananas.

"In particolare - ha detto Trentini - l’innovazione varietale che ha riguardato le nettarine ha colpito il consumatore, che ora le percepisce come un prodotto nuovo". Trend positivo 2000-2009 anche per l’acquisto di clementine (+16%), meloni (+18%), albicocche (+12%) e fragole (+29%).

Per quanto riguarda gli ortaggi, l’acquisto al dettaglio mostra un trend positivo per prodotti come finocchi (+15%) ed asparagi (+14%): i primi hanno ottenuto il favore dei consumatori e la tenuta dei prezzi, i secondi hanno visto un aumento dei consumi. Buono anche il comportamento delle insalate che sono passate da 347.000 ton del 2000 a 409.000 del 2009 (+18%). Soffrono invece i carciofi, i cui acquisti, nello stesso periodo hanno fatto registrare un preoccupante -69%: "Il prodotto carciofo è il più disorganizzato d’Italia", ha sottolineato Trentini.

Anche il pomodoro da mensa non se la passa bene, visto che ha perso quote di mercato e fa registrare ora una fase di stagnazione, con notevoli difficoltà nel gestire la prima fascia di prezzo. In calo anche zucchine e carote (entrambe -16%), melanzane (-23%) e peperoni (-26%).

Parecchi spunti sono poi venuti dal confronto tra produttori, distributori e operatori del settore. Roberto Piazza, direttore dell’ACMO - Associazione commercianti mercato ortofrutticolo di Bologna, ha sottolineato come "a Bologna, l’indice medio dei prezzi all’ingrosso è di € 1-1,10 mediamente, mentre al dettaglio si ha un ricarico del 100-120%, in funzione della deperibilità del prodotto".


L'intervento di Roberto Piazza, direttore dell’ACMO - Associazione commercianti mercato ortofrutticolo di Bologna.

Stefano Soli (nella foto qui accanto), direttore marketing di Alegra e responsabile del marchio "Valfrutta fresco" ha avvisato come la frutta rischi di essere relegata ad un ruolo di commodity. "Da un punto di vista di consumi di ortofrutta, devo fare outing - ha aggiunto scherzosamente - Mangio fuori casa dal 1982 e non ho mai concluso un pasto con una mela o una pera, raramente con delle fragole. Come far consumare più frutta? Non solo puntando sulla qualità, ma anche su un prodotto comodo, facile da assumere. Infine, occorre farlo diventare di moda".

L'aspetto culturale non è da sottovalutare, se è vero che all’estero il secondo viene servito sempre insieme al contorno, mentre in Italia va domandato a parte. "Un altro esempio riguarda noi, qui. Siamo tutti operatori, parliamo di ortofrutta, ma in sala non c’è nemmeno un frutto! Non possiamo essere autoreferenziali", ha notato Soli che ha concluso sottolineando come "il brand sia una delle poche scelte che i produttori hanno per fare qualità e comunicarla ai consumatori".

Dello stesso parere anche Cesare Bellò, Direttore dell’AOP Veneto Ortofrutta che ha attribuito il successo del radicchio tardivo di Treviso (da 1.000 a 15.000 ton in 10 anni) alla qualità eccellente di un prodotto ottenuto in un ambiente naturale da operatori esperti.


Paolo Bruni e Cesare Bellò.

"Ma non possiamo limitarci a conoscere i consumi in Italia, perché all’estero ci sono le risorse in grado di ripagare la freschezza e il gusto della nostra produzione orticola. Una qualità che deve essere bio-logica e biodiversa. Non a caso possiamo vantare di essere Biodiversity friend, la prima certificazione europea per la biodiversità delle aziende agricole (vedi notizia su FreshPlaza dell'11/10/2010)". Per promuovere il consumo, Bellò crede nel "comunicare a chi comunica", cosa che AOP Veneto fa con successo su www.ortoveneto.it

"L’export 2010 sta segnando una bella impennata, con un +18% in quantità e un +20% in valore – ha dichiarato a sua volta Gino Peviani, Presidente di Fruitimprese – ma il 2009 era stato un anno particolarmente sfavorevole, quindi siamo solo tornati nella media". Peviani ha detto di non credere al "sistema paese" quanto piuttosto al "sistema imprese" e che, quindi, la qualità vada abbinata alla efficienza.


Luigi "Gino" Peviani, Presidente di Fruitimprese, nel corso del suo intervento.

Occorre creare nicchie di prodotti premium per banchi che privilegino prodotti con caratteristiche superiori. Secondo Peviani bisogna "aumentare la propensione all’export extra-UE delle aziende italiane che dovranno confrontarsi in nuovi mercati come quelli nord-africani, la Russia e il Medio Oriente e con molti competitor, perché l’Europa è ormai un mercato maturo".

Wainer Rossi, responsabile ufficio acquisti CIR – Cooperativa italiana di ristorazione, ha ricordato come spesso, nelle mense, la frutta e la verdura vengano scartate dai ragazzi più giovani. Rossi ha identificato alcuni deterrenti all’assunzione di frutta e verdura, come il comportamento errato degli adulti durante i pasti o, anche, l’offerta ininterrotta di un prodotto. "La stagionalità – ha detto Rossi – dovrebbe essere una discriminante nelle gare d’appalto pubbliche". Da non sottovalutare anche gli aspetti legati alla maturazione del prodotto.

A sua volta, Renzo Piraccini, consigliere delegato uscente di CSO e direttore generale Apofruit, ha affermato: "Negli ultimi anni la pressione promozionale della GDO è cresciuta del 10%, eppure non ha comportato aumenti nei consumi, a dimostrazione che la comunicazione aggressiva non crea occasioni di consumo". Per Piraccini è la sconfitta di una politica basata sull’abbassamento dei prezzi, che vede come unica soluzione la segmentazione dell’offerta. Non è un caso se solo le specie che presentano innovazione fanno registrare un incremento dei consumi, come dimostrano nettarine, fragole, melone e insalate di IV gamma. "Purtroppo, se non aumentano i consumi e l’export, bastano piccoli surplus produttivi per creare danni smisurati", ha avvertito Piraccini.


Bruni (presidente CSO e presidente Cogeca) consegna un ricordo CSO a Renzo Piraccini, il quale si è da poco dimesso dalla carica di consigliere delegato CSO (vedi notizia su FreshPlaza del 14/12/2010).

Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, auspica "un forte investimento nella comunicazione, che deve essere effettuata dal sistema pubblico". Come hanno sottoscritto lo scorso ottobre a Cesena le regioni ortofrutticole europee che si sono impegnate a dar vita a un network di comunicazione sull’ortofrutta, che metta insieme fondi comunitari, nazionali, regionali e privati (vedi notizia su FreshPlaza dell'11/10/2010). Un altro aspetto su cui investire è la segmentazione, che Rabboni traduce in investimenti per l’innovazione.


Un momento dell'intervento di Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna.

Proprio per definire una posizione italiana comune sul tema dell’ortofrutta nella nuova PAC, Rabboni ha annunciato un appuntamento internazionale sull’ortofrutta per il 31 gennaio 2011 a Bologna. Presenti il presidente della Commissione Agricoltura UE Paolo De Castro, i presidenti nazionali delle organizzazioni professionali agricole, il Ministero delle Politiche agricole e forestali e tutte le autorità del settore.
Data di pubblicazione: