FP - Chiquita è un brand ormai noto e inconfondibile a livello internazionale. Secondo Lei, quali sono stati i fattori imprenditoriali determinanti, nella storia di Chiquita, per il successo della compagnia?
MP - Il successo internazionale di Chiquita è il risultato di un mix di diversi fattori: la vocazione alla qualità dei prodotti, l’esperienza nella gestione della supply chain della frutta, la grande attenzione al marketing e alla comunicazione e la responsabilità sociale e ambientale. La qualità 10 e lode Chiquita è uno dei principali asset strategici della nostra azienda: l’esperienza, lunga oltre 100 anni, nella coltivazione e nella selezione della frutta ci garantisce un vantaggio competitivo fondamentale.
Non meno importante la sensibilità al marketing e alla comunicazione che, fin dagli albori, ha contraddistinto la storia di Chiquita. Siamo stati i primi – nel 1963 – a "marchiare" la frutta e, grazie alle numerose campagne pubblicitarie che dagli anni '70 ad oggi hanno contribuito a rendere il brand celebre in tutto il mondo, Chiquita è oggi un vero e proprio lovemark. Ovvero un simbolo in grado di suscitare emozioni e sensazioni positive e generare un rapporto di fedeltà basato sulla condivisione dei valori che fanno parte della identità della marca. Fra questi, quelli legati alla sostenibilità e al rispetto dell’uomo e dell’ambiente, aspetti verso cui Chiquita è profondamente impegnata attraverso tante iniziative di CSR (Corporate Social Responsibility - Responsabilità Sociale d'Impresa).
FP - Lei personalmente, in quale aspetto della sua azienda si riconosce maggiormente?
MP - Il mio ruolo è quello di gestire e far prosperare la marca Chiquita. Un asset fondamentale per la generazione di valore per l'azienda, e quindi a cui prestare la massima attenzione. Una marca famosa non è un semplice logo, ma un insieme di valori, principi, aspetti culturali, benefici materiali ed immateriali. E' un sistema di elementi in equilibrio, da adattare al contesto socio-economico e culturale, aggiornandone alcuni elementi sempre mantenendo fede alla promessa originaria. E' quindi un lavoro difficile, fatto di solide basi razionali ma anche di intuito e sensibilità.

Maurizio Pisani. (Foto: FreshPlaza)
FP -Quali sono, secondo Lei, le doti fondamentali per un buon imprenditore?
MP - Empatia, dedizione, onestà e creatività. Un buon imprenditore deve riuscire a immedesimarsi nei suoi clienti e nel mercato, per riuscire a fornire prodotti e soluzioni di valore. Quella imprenditoriale, inoltre, è una attività a cui bisogna sapersi dedicare anima e corpo, in modo corretto, etico e responsabile. Infine, ogni buon imprenditore deve sapere guardare lontano, anticipando i tempi con idee, progetti e prodotti unici e innovativi.
FP - Dovendo oggi convincere un giovane ad intraprendere un percorso professionale nel settore ortofrutticolo, cosa gli direbbe?
MP - Penso che per convincere un giovane ad intraprendere un percorso professionale nel nostro settore sia fondamentale riuscire ad abbattere alcuni pregiudizi spesso associati al mondo della produzione ortofrutticola. Ovvero staticità, conservatorismo, scarsa remuneratività, basso grado di innovazione, esagerata attenzione al prezzo, minor scientificità nell’analisi rispetto ad altri settori del largo consumo. Quindi, più che convincere i giovani ad entrare nel settore, cercherei di abbattere questi condizionamenti, attraverso sforzi comuni degli operatori del settore. Così facendo, è ragionevole pensare che l’ortofrutta sarà in grado di attrarre sempre più giovani in futuro.
Chi è:
Maurizio Pisani, nato a Pavia nel 1966, dal 2006 ricopre la carica di direttore marketing di Chiquita Italia, dopo aver iniziato la sua carriera in Coca-Cola Italia. Laureato in Economia a Commercio presso l'Università di Pavia, ha ottenuto il master in Business Administration all'Università Bocconi di Milano.