Confagricoltura: esplode la rabbia nelle campagne siciliane
Le ragioni del diffuso malessere stanno tutte nella mancanza di risposte da parte del potere politico colpevole, secondo l'organizzazione agricola, di avere girato la testa nei confronti di una crisi che, nel corso degli ultimi due anni, ha continuato a mietere aziende ed occupati. La realtà di cui non si tiene conto - è stato più volte sottolineato nel corso dell'animato incontro - è che le strutture maggiormente esposte al rischio fallimento sono quelle che più hanno puntato sul mercato e per questo investito sull'innovazione e riconversione. Un mix di ritardi amministrativi e burocratici, aumento incontrollato dei costi di produzione e previdenziali, calo dei consumi e dei redditi agricoli, concorrenza internazionale con regole poco trasparenti e strapotere della grande distribuzione organizzata rischia di mandare in fumo un settore che per la Sicilia rappresenta oltre il 12% del proprio Pil.
A rendere ancora più preoccupante il quadro le prime indicazioni sulle nuove manovre finanziarie nazionale, con un taglio del 10% "che dovrebbe compromettere la riproposizione della fiscalizzazione degli oneri previdenziali, e regionale, dove si paventa il rischio di perdere parte dei fondi per il settore stanziati nella precedente legge di bilancio a causa della mancata attuazione di alcuni interventi previsti".
I dirigenti della Confagricoltura hanno quindi invitato il presidente Gerardo Diana a rappresentare ai prefetti dell'Isola la difficile situazione in cui versa l'intera categoria ed i rischi per l'ordine pubblico. "Le soluzioni per superare la crisi, individuate già da diverso tempo, dopo un inutile e mortificante scambio di accuse tra i vari responsabili delle politiche agricole sono tornate nel dimenticatoio con la conseguenza che la situazione, anziché tornare alla normalità, si è ancor più incancrenita", conclude la Confagricoltura siciliana.