
Il Commissario Europeo Catherine Ashton, già la scorsa settimana, aveva lasciato intendere che si sarebbe raggiunto un accordo in breve tempo. Nel caso in cui questo accadesse davvero, si porrebbe fine ad una controversia - detta anche "guerra delle banane" - che dura già da 13 anni.
Sebbene l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) abbia già più volte incaricato la UE di porre fine alla disparità di trattamento tra i vari paesi esportatori di banane, non vi è stato finora alcun adeguamento della linea politica. Se passasse l'accordo, il dazio sull'importazione di banane, oggi fissato a 176 euro/ton, potrebbe ridursi a 148 euro/ton e poi gradualmente, nell'arco di 7 anni, diminuire fino a 114 euro/ton.
D'altra parte, a preoccuparsi per il nuovo scenario commerciale che si aprirebbe dopo l'accordo, sono invece i paesi cosiddetti ACP (Africa, Pacifico e Caraibi), finora esenti dall'applicazione della tariffa doganale, in quanto tutti ex-colonie europee. A risentirne in modo particolare potrebbe essere il segmento delle banane Faitrade (del commercio equo e solidale): i prezzi delle banane infatti diminuiranno, erodendo i margini anche di questa particolare area di commercio che devolve parte del prezzo di vendita a programmi e progetti di sostegno sociale ed economico nei paesi poveri.
Uno studio preliminare mostra che le importazioni di banane dai paesi ACP potrebbero subire un declino fino al 14% nell'arco dei prossimi 7 anni. Proprio per riequilibrare la situazione, questi paesi riceveranno - per un periodo di quattro anni - un contributo di 190 milioni di euro per migliorare la loro competitività.