Vertice FAO: e' il protezionismo agricolo dei ricchi a colpire gli affamati
Chi governa i Paesi in via di sviluppo deve infatti risolvere il problema di dar cibo a 840 milioni di persone sottoalimentate, e di fare uscire dalla povertà due miliardi di individui (dei quali due terzi vivono nelle campagne) che hanno solo due euro al giorno.
Questi Paesi esportano prodotti agricoli per 150 miliardi di dollari l'anno verso Paesi industrializzati dove la produzione è gonfiata da sussidi pari a 300 miliardi di dollari l'anno, che fanno dell'agricoltura l'ultimo grande settore sottratto alla disciplina di mercato. E' questo il prezzo che i Paesi ricchi pagano per proteggere il 3 per cento della popolazione ancora attiva in ambito rurale. Ci sono due sole eccezioni, Nuova Zelanda e Australia, che hanno quasi azzerato la protezione dei loro produttori agricoli, con l'effetto di far crescere produzione e reddito degli agricoltori.
Il protezionismo alimentare, quella pratica messa in atto sia dai Paesi ricchi che da quelli poveri sotto forma di dazi e di divieti alle esportazioni, viene affrontato concretamente nel corso del 2008. Durante l'anno, infatti, mentre i Paesi ricchi sono impegnati a proteggere i propri mercati, (per esempio la Russia, il maggior importatore di pollame proveniente dagli Usa, punta a diventare autosufficiente nel giro di due anni per il pollame e la carne di maiale), molti Paesi poveri hanno reagito alle impennate dei prezzi degli alimentari nel 2008 con divieti nelle esportazioni su alcuni cibi come riso e grano.
Secondo un rapporto della FAO Crop Prospects and Food Situation (Prospettive dei Raccolti e Situazione Alimentare), inoltre, sempre nel 2008 la produzione alimentare è aumentata del 4,9% raggiungendo la quantità record di 2.232 milioni di tonnellate. Il rapporto fa però notare che ciononostante 36 paesi hanno ancora bisogno di assistenza esterna a causa della perdita dei raccolti, dei conflitti e dell'insicurezza, o perché i prezzi alimentari continuano ad essere alti a livello locale.