Protesta degli agricoltori Coldiretti presso un centro commerciale di Faenza
Come afferma Antonio Ferro, Presidente di Coldiretti Bologna: "La GDO –grande distribuzione organizzata - rappresenta oggi una vera e propriastrozzatura nel passaggio degli alimenti dal campo dalla tavola, ancheperché cinque grandi piattaforme di acquisto operano sul mercato incondizioni di quasi monopolio. Formule contrattuali vessatorie, venditesottocosto e promozioni varie mettono a rischio le condizioni dicompetitività della produzione italiana. Il tutto aggravato, ancora una volta, dalla poca trasparenza sugli scaffali".
"Nell’ortofrutta fresca - prosegue Ferro - dove l’origine è obbligatoria si verifica spesso la mancanza di etichetta a causa dell’assenza di reali controlli. In questo modo anche i prodotti ortofrutticoli d’importazione possono "diventare" italiani perché manca la provenienza. Tanto per fare un esempio che ci tocca da vicino, nemmeno un mese fa abbiamo constatato e denunciato che proprio nelle nostre zone una grande catena di distribuzione ha lanciato una campagna promozionale annunciando pesche italiane che poi si sono rivelate spagnole”.
I produttori ortofrutticoli, soprattutto quelli di pesche e nettarine, stanno subendo pesantemente il sistema, sempre più diffuso nella GDO, dei prezzi sottocosto, che di fatto condizionano pesantemente i prezzi all’origine spingendoli al ribasso e facendo crollare il reddito delle aziende agricole, che rischiano così di chiudere. Intanto proprio i prezzi ortofrutticoli dal campo al negozio, in meno di 24 ore, si moltiplicano per dieci, come nel caso delle pesche pagate al produttore 20 centesimi e vendute al consumatore a 2,00 euro.
Da sottolineare – rileva Coldiretti – che mentre alla produzione il prezzo delle pesche è passato dai 50-70 centesimi dello scorso anno ai 20-25 attuali, il consumatore non ne ha tratto nessun beneficio perché il prezzo di vendita al dettaglio è in media aumentato dal 4 al 10%. E’ da troppo tempo che le aziende si trovano a fronteggiare una situazione di calo dei prezzi dei prodotti mentre i costi di produzione sono in costante aumento (+10% nell’ultimo anno).
Non è un caso se la superficie coltivata ad ortofrutta nella sola provincia di Bologna in dieci anni è diminuita di 1.617 ettari, passando dai 13.318 ettari del 1999 agli 11.701 dell’anno scorso. L’ortofrutta è un settore ad alta specializzazione che produce qualità; la sua scomparsa è un impoverimento per tutto il territorio bolognese
Coldiretti chiede che l’Autorità Garante della Concorrenza e delMercato verifichi se la GDO opera in abuso di posizione dominante e chevenga rivista la normativa nazionale (Dpr 218/2001) sulla venditasottocosto di prodotti alimentari freschi e deperibili.