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Giappone: ricerca effettuata con l'ausilio di mele dimostra che gli elefanti sanno contare

Non risolveranno integrali e derivate, ma pare che gli elefanti se la cavino bene con i numeri e che siano imbattibili nelle semplici addizioni. A "diplomare in ragioneria" i mammiferi con la proboscide è la ricercatrice Naoko Irie dell’università di Tokyo, in Giappone, autrice dell’esperimento rivelatore presentato al meeting annuale dell’International Society for Behavioral Ecology che si tenuto a Ithaca, New York.

Protagonista del test un pachiderma asiatico di nome Ashya, riferisce il "New Scientist"’. Un addestratore ha riempito due secchi di mele, mettendo tre frutti in uno dei contenitori e un solo frutto nell’altro. Quindi ha aggiunto 4 mele al primo secchio e 5 al secondo, e ha dato ad Ashya il tempo di riflettere. Detto fatto: l’elefante si è diretto senza indugi verso il primo contenitore, calcolando che tre più 4 (uguale 7) è sempre meglio di uno più 5 (uguale 6). La performance non sconvolgerà forse gli etologi, che ricordano come diversi animali - dalla salamandra al piccione, fino allo scimpanzé - sono in grado di riconoscere il valore dei numeri. Ma la prova sostenuta da Ashya dimostra che nei conticini da pallottoliere gli elefanti hanno una marcia in più.

Se è vero infatti che molti animali sono capaci di distinguere tra due insiemi di oggetti quando la differenza numerica fra uno e l’altro appare netta a prima vista, in genere vanno in confusione quando il gap numerico è ridotto.

Gli elefanti invece no, loro riescono a sommare piccoli numeri con un’accuratezza pari ad almeno il 90%, assicura Irie. Tutti e 4 gli esemplari messi alla prova dalla studiosa nipponica sono riusciti a distinguere altrettanto bene mucchietti simili o molto diversi tra loro: capivano qual era il più consistente sia quando la differenza era fra una e 5 mele sia quando il divario era fra 5 e 6 frutti. Resta ora da capire perché madre natura ha dotato i pachidermi di particolari abilità matematiche. Una prima ipotesi riguarda il fatto che gli elefanti vivono di solito in piccoli gruppi e che quindi può tornar loro utile riconoscere la comunità più numerosa, dunque più forte. Irie, però, chiama in causa l’evoluzione: "Le virtù aritmetiche di questi mammiferi potrebbero essere anche un effetto collaterale legato alle grandi dimensioni del loro cervello e alla loro parentela con animali più intelligenti".

Fonte: lastampa.it