Italia: sempre meno terreno per l'agricoltura
Il Censimento dell'Agricoltura, effettuato nel 1990, rilevava una Superficie Agricola Utile (S.A.U.), pari a 15.045.900 ettari, vale a dire il 50% del territorio nazionale. Un rilevamento ISTAT-INEA del 2003 indicava, in soli 13 anni, la scomparsa di ben 2.927.108 ettari agricoli, pari al 19,4%.
Ipotizzando analoga tendenza per i successivi 13 anni (allo stato attuale non c'è motivo per dubitarne), la campagna si contrarrebbe di ulteriori 5.284.761 ettari, pari al 17,5% della superficie italiana, un'area superiore alle regioni Sicilia e Sardegna! Nel Lazio, ad esempio, scomparirebbe l'intera superficie della provincia di Viterbo; nelle Marche, oltre la metà della provincia di Ancona; in Sicilia, un territorio superiore alla somma delle province di Catania e Trapani.
Se consideriamo che ogni ettaro incolto o cementificato aumenta le difficoltà di gestione idraulica del territorio e che il 68,6% dei Comuni italiani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico, capiamo a quali pericoli va incontro un Paese, come l'Italia, capace di destinare alla prevenzione dai dissesti naturali non più del 5% del reale fabbisogno indicato dal Ministero dell'Ambiente, ancora nel 2003, in oltre 39 miliardi di euro.
Nella Legge Finanziaria 2008 restano destinati, alla difesa del suolo, 5 milioni di euro per interventi nei piccoli comuni e 26,5 milioni di euro per la mitigazione del rischio idrogeologico, per la tutela e riqualificazione dell'assetto del territorio, nonché per l'incentivazione alla permanenza delle popolazioni nelle aree montane o collinari. Inoltre viene autorizzata la spesa di 500.000 euro, per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, finalizzata ad interventi nella regione fluviale del fiume Po per l'aumento della sicurezza idraulica e idrogeologica, per la riqualificazione ambientale, per l'estensione delle reti ecologiche, per la tutela delle risorse idriche, per il recupero e la tutela di beni culturali, architettonici, archeologici.
Fonte: agi.it