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Affrontare il mercato con le spalle larghe

Intervista a Davide Vernocchi, nuovo Presidente Unaproa


FreshPlaza ha intervistato Davide Vernocchi, il nuovo Presidente Unaproa (vedi anche articolo correlato), per raccogliere un commento a caldo sul suo nuovo importante ruolo nello scenario del settore ortofrutticolo italiano.

"Sento con grande responsabilità l'onore di questa carica - ha dichiarato Vernocchi - ma contemporaneamente sono consapevole dell'onere che essa rappresenta. Forte della mia esperienza come vice-presidente di una delle OP più significative e di grandi dimensioni in Italia, qual è l'emiliana Apo Conerpo, mi sono subito reso conto che la priorità da affrontare in Unaproa è quella della semplificazione, al fine di mettere al centro dell'interesse quella che è la motivazione stessa per la quale un produttore oggi aderisce ad un'organizzazione come la nostra: valorizzare il prodotto e fare reddito".

Davide Vernocchi, che è a propria volta frutticoltore, appare perfettamente consapevole che le sfide del settore si giocano in termini di efficienza e competitività: "Se ci perdiamo nelle questioni di bandiera, rischiamo di ostacolare il mondo produttivo, invece che favorirlo. Le urgenze di chi lavora nel nostro settore non sono quelle di decidere se aderire a un'Unione nazionale oppure ad un'altra, bensì quelle di essere messi nelle condizioni di rimanere competitivi in un contesto di rincaro dei costi di produzione e di concorrenza da parte di altri paesi produttori. I nostri associati chiedono risposte in tal senso e io sono disposto anche a prendere in considerazione rivoluzioni radicali, pur di venire incontro a tali istanze".

"La via da seguire - spiega Vernocchi - è quella già tracciata in paesi evoluti come l'Olanda. Questa via si chiama aggregazione: unire le forze, in modo da avere le spalle abbastanza larghe per permettersi di affrontare senza tracolli anche i momenti di crisi di mercato e soprattutto, raccogliere le risorse sufficienti per investire in ricerca e innovazione. Le dimensioni delle realtà aggregate italiane sono però ancora troppo piccole, basti pensare che le organizzazioni olandesi hanno un peso, anche in termini di fatturato, pari a 7-8 volte le nostre".

Tra le strategie da porre in essere, Vernocchi indica la necessità di diversificare i mercati di sbocco, il superamento della frammentazione tipica del tessuto produttivo italiano, lo stimolo ad aggregazioni, anche di tipo consortile, laddove servano per mantenere e conquistare fette di mercato, l'investimento in logistica. "Ci sono però anche zone di criticità ancora irrisolte - sottolinea Vernocchi - per esempio, il mancato ricambio generazionale nelle aziende, un fenomeno che in Emilia-Romagna venne acuito dalla profonda crisi del 2004-2005. C'è poi la distanza ancora siderale tra il mondo della ricerca e le effettive esigenze delle imprese, che spesso non consente di spendere in maniera razionale le risorse destinate all'innovazione. In questo campo, manca quel collegamento diretto e complementare che esiste in altri paesi, Stati Uniti in testa."

Vernocchi indica anche le esperienze positive e i modelli di sviluppo cui il settore italiano può guardare per trarre ispirazione: "Pensiamo ad esempio al Trentino, un'area geograficamente non facile, ma che ha saputo creare, nel settore melicolo, forme estremamente avanzate di organizzazione, compiendo scelte strategiche coraggiose, dimostratesi estremamente valide ed efficaci. Un altro dato interessante è quello che emerge dall'esperienza emiliana: anche se le superfici coltivate in questa regione sono in calo, il fenomeno risulta molto più circoscritto laddove esiste aggregazione. Una riprova che la dimensione imprenditoriale è oggi un fattore ineludibile per rimanere sul mercato".