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Uzbekistan: come riciclare gli scarti ortofrutticoli

Attualmente l'industria alimentare non possiede una tecnologia in grado di riclicare gli scarti generati dal processo di lavorazione. Anche se qualcosa comincia a muoversi sul fronte dell'estrazione di energia dalle biomasse, i volumi di scarti semplicemente gettati via ammontano globalmente a milioni di tonnellate. Ma forse nel futuro si riuscirà a risolvere questa situazione grazie al ritrovato di un gruppo di specialisti dell'Istituto Ingegneristico-Pedagogico di Namanganskiy (Uzbekistan), sotto la direzione di Shukhrat Atakhanov.

Secondo i ricercatori, la maggior parte degli scarti ortofrutticoli (62-65%) è costituita da sostanze essenziali come vitamine, micro-elementi, pectina e altre. La soluzione ideata dall'Istituto uzbeko consiste nel pressare e purificare gli scarti prodotti dalla lavorazione e poi di metterli a bagno in una speciale soluzione. La massa ottenuta è infine deidratata e polverizzata, pronta per nuovi impieghi nell'industria alimentare, per esempio come base per marmellate, purea di frutta e varie gelatine o come ingrediente per prodotti di pasticceria.

L'Istituto uzbeko, già premiato come vincitore nel locale concorso "Soluzioni innovative per il business", ritiene che la polverizzazione degli scarti ortofrutticoli comporti tre benefici: la possibilità di ottenere semi-lavorati economici e di qualità, l'eliminazione del problema dello smaltimento e dei costi ad esso connessi e infine la possibilità per gli impianti di trasformazione di lavorare anche in periodi altrimenti fuori stagione.

L'equipaggiamento completo per la polverizzazione degli scarti è disponibile ad un prezzo di circa 75.000 euro. Per quanto riguarda la materia prima, invece, essa è virtualmente gratuita: una tonnellata di scarto costa in Uzbekistan soltanto 4 euro. Da una tonnellata di scarti, però, si possono ottenere 200 chili di polvere alimentare.

Fonte: lol.org.ua