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Il grido d'allarme di Stefano Pezzo, presidente Fruitimprese Veneto

"Difesa dai parassiti, da mille molecole a trecento: l'ortofrutta non ce la può fare"

"Rispetto agli agrofarmaci, in pochi anni siamo passati da oltre mille molecole disponibili, a meno di 300. E ora L'Unione europea prevede di toglierne altre 300. Di questo passo, non sarà più sostenibile la coltivazione di ortofrutta". È il grido d'allarme lanciato da Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto, aprendo l'assemblea annuale di mercoledì 18 giugno a Verona.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itStefano Pezzo

"Gli eventi climatici ci stanno condizionando in maniera preponderante - ha proseguito il presidente - Negli ultimi 10 anni, la produzione è diminuita parecchio, abbiamo perso oltre un milione di tonnellate".

"Pere e kiwi sono le coltivazioni che più hanno risentito, così come le ciliegie. C'è poi il problema della mancanza di manodopera. Speriamo nelle TEA per un miglioramento dell'agricoltura. Come Fruitimprese cerchiamo di stare al passo con i cambiamenti e assistere le aziende".

Marco Salvi, presidente nazionale Fruitimprese, ha detto che "l'export italiano cresce, però non sono solo luci. Mele, kiwi e uva sono i cardini dell'export. Ma le politiche del New green deal ci stanno mettendo in crisi. Al di là di questo slogan condivisibile, occorre lavorare sulle modalità di applicazione, che vanno ripensate. Si dovrebbe delegare alla scienza la decisione e non alle emozioni. E soprattutto non viene data alternativa e così le filiere vengono messe a rischio: è a rischio il nostro lavoro, tramandato da generazioni".

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itMarco Salvi

"Il nuovo commissario Hansen ha introdotto due novità, vale a dire prima di togliere un principio attivo bisogna dare l'alternativa, e poi la questione della reciprocità per non favorire i Paesi terzi: questo ci fa ben sperare", ha continuato Salvi.

"Speriamo che con il nuovo commissario si possa lavorare in questa direzione. Per mele, kiwi e uva da tavola siamo i primi produttori in Europa. Efsa ogni anno certifica che i prodotti italiani sono i più sani, oltre il 99,3 per cento è sotto i limiti e il 60 per cento è a residuo zero. Occorre mettere le aziende in condizione di poter lavorare", ha concluso.