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Sotto osservazione ciliegie e limoni

Ceneri dell'Etna: monitoraggio sulle produzioni frutticole

Eruzione sull'Etna e mondo agricolo dell'area in trepidazione. Ieri mattina 2 giugno 2025 c'è stata la quattordicesima fase eruttiva degli ultimi mesi sull'Etna e, come comunica l'INGV, (l'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), si è conclusa. L'attività esplosiva dal cratere di Sud-Est ha generato tre colate laviche principali: una si è diretta a sud, una seconda a est, ramificandosi in più bracci, e l'ultima, originatasi alla base del fianco settentrionale del cratere di Sud-Est, si è diretta a nord.

© Creative Commons

"L'unico danno che comporta la cenere - spiega Salvatore Rapisarda, direttore del Consorzio Euroagrumi - è quando si deposita sui frutti. A breve inizierà il periodo di raccolta della varietà Mastrantonio, ciliegia Dop dell'Etna: se la cenere la colpisce, il prodotto è da buttare, perché la cenere entra nel punto di contatto fra picciuolo e frutticino e la produzione non può essere commercializzata. L'area di produzione di questa ciliegia è nella zona di Sant'Alfio, adiacente all'Etna. L'auspicio è che la cenere non ricada in questa zona".

Prosegue Rapisarda: "Riguardo ad altri frutti, anche il limone è sensibile. Questo è il periodo in cui iniziano i verdelli, o il limone tardivo. La cenere che si deposita sul frutto crea fenomeni di oleocellosi (alterazioni della buccia). Anche in questo caso, i limoni non sarebbero più utilizzabili".

"Sull'arancio, se anche cadesse cenere, i problemi in questa fase sarebbero comunque minori: si è in una fase iniziale con frutticini molto piccoli e non dovrebbero esserci danni. Ci auguriamo ovviamente che le ceneri vulcaniche non cadano nelle aree frutticole e che gli eventi naturali terminino al più presto".

Inoltre, da annotare che Euroagrumi, in collaborazione con l'Università di Catania, sta portando avanti da qualche anno il "Piano Cenere". Si tratta di uno studio al fine di sfruttare la cenere per la fitodepurazione tramite laghetti. Le acque reflue vengono fatte passare da una serie di laghetti il cui substrato, sul quale crescono le piante fitodepuranti, è proprio la cenere. "Anche dalle cose negative si può trarre qualche effetto positivo", conclude il direttore.