L'ortofrutta non è per tutti o, meglio, non si adatta a coloro che sono soliti gestire la propria giornata lavorativa secondo schemi orari definiti, cadenzati, regolari, certi ed immutabili.
Non è una questione di fisico bestiale, ma di vocazione professionale.
Che tutto il mondo retail viva ormai 7 giorni su 7 relegando le chiusure a pochi giorni l'anno, reputati per ora intoccabili, è cosa risaputa e, nonostante le cicliche critiche sull'argomento, fonda sul concetto di servizio continuo le proprie solide basi. Di fatto, però, predispone tutta la filiera distributiva a un'operatività senza soste sia in ambito logistico che in area vendita.
Ma per chi opera all'interno del mondo ortofrutta i concetti di abnegazione, reperibilità, dedizione sembrano assumere una valenza diversa.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itGiancarlo Amitrano
E se un dirigente di alto livello come Giusto Curti, con esperienze pregresse nel non facile mondo dell'industria alimentare, si sofferma a sottolineare in un suo post come l'ortofrutta si differenzi da altri settori per la richiesta continua di presenza fisica e/o intellettuale oltre le 18 ore al giorno, significa che il coinvolgimento necessario a operare nel settore lo abbia sorpreso, cogliendolo forse impreparato, piacevolmente o meno che sia.
Da un lato, la parte prettamente agricola di raccolta prodotto, lavorazione, confezionamento è essenzialmente concentrata nella prima parte della giornata e, di conseguenza, anche l'attività di acquisto/riordino si muove di concerto nel medesimo arco temporale, per permettere l'invio degli ordini in maniera compatibile alla loro evasione.
D'altro canto, la funzione acquisti si interfaccia anche con la funzione vendite, che ha un orario operativo esteso all'intero arco temporale dei relativi turni di apertura, fattore che di per sé già amplia in maniera importante gli eventuali orari di contatto possibili, e non sempre, quasi mai…, con risposte procrastinabili.
A ciò si aggiunga che, normalmente, le operazioni logistiche di carico merci e smistamento si svolgono principalmente dal primo pomeriggio, fino a notte più o meno inoltrata e, trattandosi di attività incentrate sui fornitori, in caso di problemi il personale cui rivolgersi per dirimere ogni dubbio fa parte sempre e comunque parte della funzione acquisti.
Ovviamente, il concetto di reperibilità è una regola non scritta per cui si rimanda al modus operandi del singolo la decisione se rispondere nell'immediato e risolvere il problema just in time o se rimandare alla mattina successiva la sua analisi e risoluzione; di certo, quasi sempre però da tale decisione deriverà un diverso livello di servizio verso l'area vendita.
Il tutto con i mille possibili intoppi che il flusso teso delle merci e degli ordini può generare durante il giorno: gli inevasi parziali e a volte totali, i ritardi logistici e le date di consegna da spostare, il o i pallet caduti durante la movimentazione, i resi da parte del controllo qualità, le aggiunte dell'ultimo secondo da parte dei mercati per dimenticanza o vendite inattese; problemi insomma di varia tipologia, tutti diversi tra loro ma accomunati dall'imponderabilità del fattore tempo in cui si paleseranno.
È doveroso però sottolineare come, salvo sparuti casi, si riscontri la medesima abnegazione in tutti gli attori della filiera, partendo dai fornitori, passando per la funzione acquisti, per arrivare agli operatori logistici e di punto vendita, così che lo sforzo sia sempre generale e mai relegato all'intraprendenza del singolo, così che nessuno sia mai indispensabile, ma sempre e comunque partecipe del successo generale.
Ibi semper est victoria ubi est concordia!
Nel 2025 è tutto ciò tollerabile? È in parte evitabile? Non ho la risposta risolutiva a oggi, ma attendo vostri eventuali suggerimenti sull'argomento e, perché no, proposte per ottimizzare l'impegno profuso da ognuno.
Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros
(Rubrica num. 65)