Il problema del 'ferretto', la larva che causa danni irreparabili nelle patate da consumo fresco, è tornato ad esplodere. Alberto Zambon, produttore della zona di Budrio (Bologna), è deluso e dubbioso sul fatto che la patata possa essere ancora una coltivazione remunerativa.
"Nei primi giorni di raccolta - esordisce - le cose non sono andate troppo male, con un danno limitato al 12/14 per cento, quindi al limite della tollerabilità. Poi ci sono state le piogge e appena tornati in campo, c'è stato un disastro: il danno delle larve è schizzato al 50% compromettendo la produzione lorda vendibile della coltivazione".
Il rischio nel distretto bolognese è una progressiva perdita di ettari. "Fino a 4 anni fa coltivavo una ventina di ettari. Oggi, a causa del ferretto, sono sceso a 6 e forse diminuirò ancora. Il tutto è nato quando l'Unione europea ha abolito alcuni principi attivi utili per contrastare l'insetto: da quel momento, le larve hanno avuto via libera e noi siamo indifesi".
"La cosa che più mi fa arrabbiare - continua Zambon - è che gli stessi principi chimici da noi vietati sono utilizzati in tante altre parti del mondo, ad esempio nel nord Africa. E poi l'Italia importa senza problemi le patate da quelle zone. Quindi, mettiamoci d'accordo: o fanno male oppure no: nel primo caso non dobbiamo importare prodotto dalle zone in cui si può usare, mentre nel secondo caso torniamo a usarlo anche in Italia".