Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
“Rafforest - Romagna Food Forest

Quando gli alberi da frutto hanno una funzione ambientale

Creare un ecosistema multifunzionale boschivo dove alberi da frutto e da legno crescono senza l’intervento dell’uomo, ma allo stesso tempo sono in grado di nutrirlo e di dare una linfa in più al territorio.

È questa la sintesi del progetto a finanziamento regionale “Rafforest - Romagna Food Forest: nuovi sistemi produttivi a basso impatto per il recupero di aree forestali" portato avanti al confine tra Romagna e Toscana, più precisamente alle porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, da Astra Innovazione e Ricerca insieme a Ri.Nova, centro di ricerca e sperimentazione in ambito vegetale, e alla cooperativa sociale Fare del Bene di Santa Sofia (Fc), dove ha sede la realizzazione del progetto.

Iniziato nel 2020 e concluso lo scorso ottobre, il progetto ha dato il là alla realizzazione di una foresta per produrre cibo utilizzando meno energia possibile. Lo sviluppo della food forest, che d’ora in poi vede il coinvolgimento della cooperativa Fare del Bene, è ancora in corso. Ci vorranno anniinfatti prima che inizi a produrre frutti e completi la sua crescita, minata dalle difficili condizioni meteorologiche, divise tra siccità e piogge torrenziali.

"Attraverso Rafforest - spiega Valeria Altamura (Ri.Nova), coordinatrice del progetto - sono state riempite delle aree boschive smantellate anni fa per ripopolarle di vegetazione utile a creare un ambiente turistico interessante anche per la didattica e per costituire una Food Forest, ovvero un un sistema agricolo complesso composto da alberi, arbusti e ortaggi molto utile per favorire il sequestro del carbonio".

Scendendo nel dettaglio, nel 2021 sono state piantumate diverse tipologie di piante. Tra queste i seguenti tipi di meli: Rosa del Montefeltro, Francesca, Renetta, Roggia; e i peri: Mirandino rosso, Moscatella, Angelica, Mora di Faenza, Briaca estiva, Pera volpina. Inoltre, trovano spazio l'azzeruolo bianco, l'albicocco San Francesco, il ciliegio amarena del Piemonte, il Pesco Snow queen, il nespolo germanico, il kaki, il noce, il fico brogiotto nero e il fico fiorone. Ma anche il mandorlo Santa Caterina, il fico melanzana, il biancospino, il mirto, il sorbo degli uccellatori, la nocciola purpurea, il nocciolo turco, il melograno, il giuggiolo, piccoli frutti, la vite e numerose erbe aromatiche.

Per quanto riguarda la gestione fitosanitaria non è stato fatto alcun tipo di trattamento. Gli ausiliari naturalmente presenti hanno colonizzato le piante predando insetti dannosi alle colture e stabilendo in questo modo un equilibrio interno. Si sono create quindi condizioni favorevoli oltre che allo sviluppo delle piante anche per la crescita di pronubi e insetti utili, indispensabili per creare e mantenere un equilibrio in un ambiente così complesso e straordinario.

I problemi però non sono mancati e anche le piante ne hanno risentito. L’andamento stagionale che ha caratterizzato il 2021 e il 2022 è stato infatti molto siccitoso, le disponibilità idriche sono risultate limitate e questo ha portato al disseccamento di alcune piante, portando ad una seconda piantumazione avvenuta nel dicembre 2022. Purtroppo, contrariamente alle aspettative anche i primi mesi del 2023 si sono rilevati abbastanza siccitosi, mentre le grandi piogge di maggio, che hanno generato l’alluvione e diversi smottamenti di terreno anche nelle zone limitrofe alla food forest, hanno inciso sull’attecchimento e sullo sviluppo delle piante. Le intense piogge oltre ad un danno meccanico, che ha causato lesioni alle foglie e smottamenti, hanno aumentato lo sviluppo e la propagazione di spore fungine e di conseguenza incrementato problemi fitosanitari nelle essenze più sensibili quali meli, peri e albicocchi.

Nel corso dell’ultimo rilievo i tecnici di Astra hanno però notato che alcune gemme basali presenti negli alberi ad alto fusto sono ancora vitali nonostante gli eventi climatici avversi, con possibilità di schiusa il prossimo anno.

Nel giro di uno-tre anni, gli arbusti e i cespugli da bacche cominceranno a rivelare la loro vera natura e a sfoggiare i loro frutti, e per i cinque-dieci anni successivi, prima che l’albero proietti un’ombra troppo estesa, saranno al massimo della produzione.

Dopo tre-quattro anni, gli alberi cominceranno a dare frutti e la struttura portante della foresta diventerà evidente. Qua e là, i rampicanti collegheranno fra loro i livelli alti della foresta.

Nel giro di dieci anni gli alberi avranno quasi completato la crescita, e la chioma comincerà a chiudersi. La foresta continuerà ad infoltirsi per altri dieci-venti anni e anche a maturità raggiunta continuerà a mutare.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 – Tipo di operazione Gruppi operativi del partenariato europeo per l’innovazione: “produttività e sostenibilità dell'agricoltura” – Focus Area 5E.

Data di pubblicazione: