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Promossa da un agricoltore della provincia di Cuneo

La petizione per il prezzo minimo ha superato le 2000 firme

Ha superato quota 2000 firme raccolte la petizione lanciata da Davide Barale, agricoltore di Verzuolo (Cuneo). Questa iniziativa è stata divulgata in prima battuta da FreshPlaza (cfr. FreshPlaza del 16/08/2023) e poi ripresa da altri giornali di settore e generalisti.

"Sono molto soddisfatto del risultato fino a qui raggiunto - commenta Barale - e l'auspicio è di migliorare ancora e ottenere dei risultati concreti. nel frattempo qualcosa si è mosso, ma la strada è ancora lunga". Barale ha 32 anni e lavora nell'azienda agricola di famiglia a Verzuolo.

"Noi siamo produttori di mele da 4 generazioni, con avvicendamenti colturali con il kiwi. Non commerciamo direttamente con la GDO, ma ci affidiamo ai vari magazzini di zona, i quali si occupano di ritirare, calibrare, conservare e vendere la merce. I contratti con la GDO a noi non competono. Noi ci interfacciamo esclusivamente con il magazzino, i cui costi di gestione non sono direttamente di nostra competenza".

Barale afferma che "I costi di produzione per 1 kg di mele sono di 40 centesimi. Quello che sto chiedendo tramite la petizione è che questo costo di produzione venga riconosciuto come valore di partenza da cui partire per creare il valore della merce da noi prodotto, cosa che al momento non avviene".

Davide Barale

Lo testimonia l'annata 2022, che ha registrato una liquidazione della merce di molto al di sotto del costo di produzione, ovvero (circa) 0.20/0.25 cent al chilogrammo.

"Anche un bambino delle elementari - dice amareggiato - capisce che economicamente un'impresa, con questi prezzi di vendita, non sta in piedi. Infatti il dramma è proprio questo: una moria di aziende che chiudono, sia per un discorso economico sia perché non c'è più il ricambio generazionale, fondamentale per la vitalità imprenditoriale. I giovani non scelgono più l'agricoltura, perché non è un lavoro semplice e non è economicamente sicuro, proprio per questo fattore costo di produzione non riconosciuto".

E aggiunge: "A tal proposito, sono stato contattato da una Senatrice della Repubblica Italiana, in carica nella XVIII legislatura, Rosa Silvana Abate, la quale mi ha gentilmente spiegato il suo percorso all'interno della passata amministrazione, durante la quale ha presentato il disegno di legge 1583 per il riconoscimento del costo di produzione nel settore ortofrutticolo tramite le linee guida definite dall'ISMEA. Purtroppo, con la caduta del governo Draghi, il disegno si è arenato".

"Ecco dunque che la Senatrice ha fondato il COPOI, ovvero il Coordinamento produttori ortofrutticoli italiani, allo scopo di avviare delle interlocuzioni istituzionali per risolvere i molteplici problemi che soffocano l'agricoltura italiana, tra cui il riconoscimento del costo di produzione".

Una di queste discussioni verte a modificare il d.lgs. 198 del 2021, in particolare l'art. 2 comma 1 lett. E) che percepisce la direttiva europea 633/2019 (cioè le pratiche commerciali sleali che tutelano il costo di produzione) ma che esclude dalla definizione di contratti di cessione i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari da parte di imprenditori agricoli e ittici a cooperative o ad organizzazioni di produttori di cui sono soci. In pratica, ai soci che conferiscono a cooperative o a organizzazioni di produttori non viene riconosciuto il costo di produzione".

Conclude Barale: "Io ringrazio pubblicamente la Senatrice per avermi voluto all'interno di questo gruppo di produttori (non politicizzati), determinati a cambiare il sistema per assicurare un futuro al settore".

Clicca qui per firmare la petizione