Per più di un anno, il biologico è stato protagonista della scena politica nazionale ed europea. Quello attuale è, infatti, un momento di importanza strategica per il settore e per l'intero comparto agricolo. La Pac 2023-2027 è partita da pochi mesi, mentre si sta definendo, per poi essere attuato, il piano nazionale per l'agricoltura biologica. L'obiettivo è raggiungere il 25% di superficie agricola utilizzata (Sau): questo significa che il trend di sviluppo che l'agricoltura biologica in Europa ha avuto negli ultimi 20 anni deve accelerare di 1,5 volte.
E' con tale asserzione che è iniziato il momento di confronto dal titolo "Appuntamento con il Bio", organizzato dal ministero dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) e dall'Ismea, ieri 5 luglio, a L'Aquila.
Tra i relatori, Fabio Del Bravo, dirigente servizi per lo sviluppo rurale di Ismea, il quale ha fornito una panoramica sui numeri del biologico in Italia, analizzando struttura produttiva, mercato e importazioni. "Per il 2022, in pochi si aspettavano una crescita delle superfici e in pochissimi ne prevedevano una del 7,5% rispetto al 2021, circa 160mila ettari. Una delle crescite più importanti degli ultimi anni. Se i vigneti hanno registrato un aumento di 7.500 ettari, i frutteti sono aumentati di soli 1.000 ettari. In leggera flessione invece gli ortaggi".
Fabio Del Bravo, dirigente servizi per lo sviluppo rurale di Ismea
Le variazioni di superficie a livello regionale, rispetto al 2021, mettono in luce un chiaro legame con la pubblicazione di bandi ad hoc. "Sei Regioni italiane hanno già superato la soglia del 25% di incidenza del biologico: Toscana (35,8%) e Calabria (35,7%) in primis, a seguire Sicilia (28,8%), Marche (26,6%), Basilicata (25,8%) e Lazio (25,8%). Ci sono, poi, sette Regioni che sono oltre la metà del percorso, tra cui la Puglia che sfiora il 25% (24,9%) e altre sette Regioni che invece hanno più strada da fare", ha spiegato Del Bravo.
Oltre alle superfici, crescono gli operatori. "Parliamo di 92.799 operatori bio di cui 82.627 sono aziende agricole, con un aumento dell'8,9% rispetto al 2021.
Domanda domestica: il reale problema del biologico
"Dopo il calo del 2021, e nonostante l'inflazione e l'aumento della spesa agroalimentare complessiva nel 2022, il valore di mercato nazionale al consumo di prodotti biologici è cresciuto dello 0,5% - ha sottolineato Del Bravo - Le prime stime del 2023 confermano il trend positivo dei consumi bio e il crescente interesse per il canale discount".
La ripartizione della spesa bio complessiva tra le diverse categorie merceologiche resta simile a quella degli anni passati. L'ortofrutta si conferma la categoria di acquisto più rappresentata (45,1% del mercato totale del biologico), malgrado una generale flessione delle vendite (-2,8% rispetto al 2021).
"Per quanto riguarda la distribuzione e i canali di vendita - ha proseguito Del Bravo - la distribuzione moderna conferma la propria leadership con un'incidenza del 63,5%. I discount guadagnano quote di mercato (+14,2% sul 2021), vista la maggiore attenzione al risparmio dei consumatori. I negozi specializzati continuano a perdere sia in termini assoluti che di spesa (-6,2% sul 2021)".
Importazioni
"Per quanto riguarda il commercio extra-Ue, emerge una fortissima riduzione dei volumi delle importazioni italiane di prodotti bio provenienti da Paesi terzi. Situazione strana a fronte di una crescita dell'import agroalimentare generale. Frutta fresca e secca mostrano il 21,7%, ortaggi e legumi il 7,9% - ha spiegato il dirigente Ismea - Cambia il quadro dei principali Paesi che esportano in Italia e si riducono i volumi importati da Tunisia, Turchia e Cina".
Criticità e opportunità per il settore biologico
Nelle sue riflessioni conclusive, Del Bravo ha sottolineato quanto l'immobilità dei consumi domestici riguardi sempre più anche i Paesi europei leader per acquisti bio (Francia e Germania, in primis) e il rischio di superamento del bio da parte di più generiche "produzioni sostenibili". Inoltre ha evidenziato come la riduzione del differenziale di prezzo all'origine riguardi un numero crescente di prodotti biologici rispetto alle produzioni convenzionali.
"Per quanto concerne i cambiamenti climatici, se da un lato le aziende biologiche hanno elementi di resilienza per la loro struttura, dall'altro situazioni estremamente critiche, come ad esempio le piogge continue degli ultimi mesi, sono più facili da gestire in regime convenzionale. E poi, non meno importante, il permanere delle difficoltà nella reperibilità dei fattori produttivi, quali sementi e materiale vivaistico per i reimpianti. Sullo sfondo, un elemento né positivo né negativo, ovvero lo stretto legame tra contributo PAC e superficie certificata".
In merito alle chance per il settore bio, Del Bravo ha concluso il suo intervento, evidenziando la crescente attenzione dei cittadini europei al cibo sicuro, di qualità e sostenibile, e ponendo l'attenzione sulle strategie nazionali ed europee, in ambito politico e di comunicazione, a supporto della domanda interna.