"La stagione 2023 della frutta estiva, sebbene ancora neppure iniziata, fa intravedere diverse incognite". A dirlo è Maurizio Fiorenza, direttore dell'OP Eco Farm, che chiarisce: "I principali motivi di incertezza sono clima e siccità, che hanno già causato un calo produttivo del 20% per le albicocche".
Maurizio Fiorenza
"La produzione siciliana paga inoltre lo scotto di scelte varietali sbagliate negli anni passati, che hanno provocato fruttificazioni esigue e di scarso sapore - ha aggiunto il manager - portando il più delle volte all'estirpazione delle piante. Oggi, o per meglio dire da qualche anno, puntiamo a varietà che generano frutti dalle caratteristiche organolettiche interessanti e, soprattutto, gustose. Cionondimeno un calo produttivo, nonostante l'impiego di varietà migliori, si avrà proprio nei mesi di giugno e luglio, perché le piante non sono state in grado di resistere agli sbalzi climatici. I cambiamenti climatici, in sintesi, oggi, rappresentano il nemico numero uno della produzione di drupacee. Nessuno ormai è in grado di fare previsioni su rese e qualità produttive di una campagna di raccolta che inizia a metà maggio e finisce a fine agosto".
"Fin qui siamo in grado di garantire una produzione di 3000 ton di albicocche - ha sottolineato Fiorenza - in virtù di stime produttive volutamente calcolate in difetto che ci consentono di abbozzare, con un margine di sicurezza, una certa programmazione con i nostri clienti. Diversa la situazione per pesche e nettarine, la cui produzione risulta priva di problemi. Negli ultimi anni, data la maggiore richiesta di mercato, abbiamo aumentato le superfici destinate a nettarine, puntando su varietà dall'ottimo sapore e dalla buccia colorata. Ci aspettiamo una campagna medio tardiva molto interessante, perché non risentiremo della concorrenza spagnola la cui produzione, pare, presenti diversi problemi quest'anno e con una scarsa resa complessiva. Problemi si registrano anche nelle produzioni del nord Italia, dove le gelate da una parte e la perdurante siccità hanno procurato serie difficoltà ai coltivatori di drupacee, i quali vedranno un netto calo della produzione".
"La Eco Farm, in questo periodo, è in piena produzione con i meloni retati - ha concluso l'esperto – con una campagna che è iniziata già da qualche tempo con ottime prospettive, produttive e commerciali. Però non mancano anche qui i distinguo: mentre i retailer chiedono la cessione dei meloni a un prezzo basso per incentivare i consumi e per venire incontro alla ridotta capacità d'acquisto del consumatore, dall'altra il comparto produttivo reclama prezzi più alti per far fronte ai maggiori costi di produzione che da tempo gravano su di loro, fin dai tempi dei blocchi navali, per acuirsi poi con l'inizio del conflitto in Europa".
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