Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Lavorazioni dei terreni: spesso sono inutili o addirittura fatali

Si sa, le lavorazioni del terreno sono interventi fondamentali sia per la preparazione del letto di coltivazione sia per la gestione del suolo. Frequenti interventi di movimento del suolo, però, potrebbero comportare alcune criticità, come ad esempio il danneggiamento dell'apparato radicale, la riduzione per ossidazione della sostanza organica, considerata fondamento della fertilità, e fenomeni di erosione e smottamenti.

Ne abbiamo parlato con l'agronomo Vito Vitelli per capire cosa accade nel terreno quando si eseguono più interventi e quali potrebbero essere le conseguenze di queste pratiche errate.

"Dobbiamo sfatare il mito che le frequenti lavorazioni del terreno possano far del bene alle coltivazioni arboree. In realtà, non è sempre così. Infatti, i maggiori interventi meccanici, oltre a essere cattivi investimenti in termini di tempo e denaro, causano effetti pericolosi".

Evidenti fenomeni erosivi, con solchi di una significativa profondità sul terreno lavorato. Nella stessa foto (a destra) è anche visibile un terreno n con flora spontanea che ha favorito la struttura del terreno, evitando così smottamenti.

"Nei primi 15-20 cm, il suolo è vivo. Esiste un microcosmo di biodiversità e di attività a beneficio delle piante coltivate, grazie alle azioni, spesso combinate, della "fauna" (lombrichi, insetti e piccoli animali) e dei microrganismi (funghi e batteri), i quali popolano lo strato superficiale e le stesse radici della flora spontanea. Ma, complice la disinformazione, spesso gli agricoltori decidono di eseguire frequenti o inutili interventi di coltivazione che provocano così danni all'apparato radicale, sia alle radici esplorative sia alla rete dei capillari, molto sensibili a qualsiasi movimento del terreno".

Lavorazione errata in un agrumeto. Dopo la messa a dimora, non occorrono altri interventi di movimentazione del terreno. 

"Un accanimento nelle lavorazioni, dunque, danneggia l'apparato radicale e potrebbe creare una forte ossigenazione che brucia rapidamente la sostanza organica presente, con conseguente liberazione nell'aria di CO2. Il terreno, a lungo andare, diventa sempre più povero e con una limitata di fertilità. Inoltre, un suolo eccessivamente lavorato è più soggetto a fenomeni erosivi, perché meno strutturato. Infatti, al registrarsi delle intense precipitazioni, sempre più frequenti e violente a causa dei cambiamenti climatici, sui terreni scoscesi o non pianeggianti potrebbero verificarsi solchi, smottamenti, con conseguenti problemi alle viabilità sottostanti".

Agrumeto con cotico erboso. Visibile la pendenza del suolo.

"Tale criticità può trovare soluzione con la messa a dimora di fruttifere, lasciando il cotico erboso spontaneo e gestito mediante trinciatura. Lo sviluppo della flora spontanea nei frutteti, oltre ad assicurare una buona quota di biodiversità, rallenta il flusso e la potenza dell'acqua che, per gravità, scorre verso il basso e facilita l'assorbimento delle precipitazioni piovose, migliorando l'incremento delle riserve idriche.

Per maggiori informazioni:
Vito Vitelli - dott. agronomo
+39 339 2511629
vitovitelli.blog.com