Il comparto funghi è in allarme: da gennaio è previsto un aumento spropositato dei costi della corrente elettrica, anche triplicato, che rischia di mettere in ginocchio il settore. La parte più a rischio è quella delle aziende che preparano il substrato e che hanno come voce primaria di spesa proprio la corrente elettrica, seguita dalla manodopera.
Foto d'archivio
"Siamo molto preoccupati - esordisce Mario Mattozzi, direttore di Fungo Italiano - perché da gennaio ci saranno i nuovi contratti dell'energia elettrica e già tanti hanno avuto avvisaglie di batoste vere e proprie. Siamo sull'ordine di costi triplicati rispetto al gennaio 2021. Nel nostro caso, le imprese che preparano i substrati sono quelle che, consumando più energia, vedranno un'impennata delle spese che, a cascata, dovranno essere diluite lungo la filiera".
La preoccupazione è che le aziende che coltivano funghi non riescano, da un lato, ad assorbire i costi del substrato né, dall'altro, ad affrontare i propri costi aumentati di energia elettrica.
Confindustria Genova di recente ha valutato che i costi saranno triplicati rispetto al 2021. L’anno prossimo, il prezzo medio sarà di 160 euro a MWh, con punte di 242 euro a MWh nel primo trimestre, il triplo rispetto ai 55-60 euro a MWh pagati nel 2021.
"Credo che sia necessaria una riflessione - aggiunge Mattozzi - affinché le imprese possano andare avanti. In Italia, mediamente, si consumano 1 kg di funghi pro-capite all'anno. Se il consumatore spenderà 3,25 euro invece di 3 euro, non credo che ciò andrà ad incidere in maniera notevole sul bilancio familiare annuale. Invece per le aziende sì: qualche decina di centesimi al kg possono fare la differenza fra rimanere in piedi o chiudere".
Altrimenti, l'alternativa è sempre la solita: meno made in Italy, minore produzione nazionale, più importazioni dall'estero, qualità tutta da rivedere.