"E' così sconvolgente se il finocchio costa al supermercato 2,50 euro al kg? Con un kg di finocchi ci mangia una famiglia, sia a pranzo che a cena. Non mi sembra un 'investimento' tale da causare danni economici ai budget familiari: l'alimentazione vegetale è una necessità di base, il resto è superfluo".
Lo afferma Marco Babbi della ditta Finò il quale, alla luce delle tendenze degli ultimi giorni, appare stranamente sconsolato rispetto al suo proverbiale ottimismo. "In realtà il mio stato d'animo - esordisce Babbi - è un misto fra lo sconsolato, l'arrabbiato e il sorpreso. Abbiamo trascorso un anno in cui il prezzo del finocchio è sempre stato sulla linea di galleggiamento, tendente all'affogamento. Oggi, a causa della mancanza di prodotto, i prezzi sono saliti. Dove sta lo scandalo? Per il fatto che gli agricoltori e le aziende di lavorazione vogliono sopravvivere?".
Babbi fa un paragone che tutti conoscono: "Se si va in un bar alla moda e mezzo bicchiere di vino viene fatto pagare 5 euro, o 10 euro se chiediamo l'aperitivo, tutto è normale e nessuno ha da ridire. Se una caramella o un cioccolatino costano 50 centesimi, tutto è normale. Se un caffè costa 1,20 euro, è giusto. Se la verdura costa 2 euro no, quella deve costare sempre pochi centesimi. E' questo che mi fa arrabbiare, perché la dignità dei produttori viene calpestata".
Negli ultimi giorni, i prezzi sono tornati a un livello dignitoso perché, causa andamento meteo, il prodotto manca. "Quindi gli agricoltori avranno comunque una plv (produzione lorda vendibile) bassa, e il prezzo si è alzato, perché la domanda è superiore all'offerta. Eppure, c'è chi vorrebbe il prodotto comunque a prezzi stracciati. Ci chiedono tutte le certificazioni, il packaging più evoluto, la sostenibilità ambientale, le garanzie su tutti i fronti, ma poi si fanno storie per pochi centesimi. Questo mi fa arrabbiare".
E la delusione di Babbi porta a una considerazione finale: "Forse tanta gente si merita davvero un prodotto scadente, che costi pochi spiccioli, perché non si può pretendere di avere il massimo senza remunerare il giusto a chi lavora duramente lungo tutta la filiera. La sostenibilità deve essere anche economica, per dare quanto spetta a chi si spezza la schiena: non si può solo pretendere senza mai dare".
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