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Dopo mesi di proteste, e 700 morti in un anno, hanno ottenuto il blocco di una legge sgradita

Gli agricoltori dell'India lottano e ottengono di più di quelli italiani

Per circa un anno, il premier indiano Modi ha difeso una legge che andava a liberalizzare la vendita dei prodotti agricoli nelle campagne. La notizia di oggi - ripresa da più fonti di informazione, fra cui l'Ansa e The Guardian, (ma la più attendibile e originale è Al Jazeera) - è che le lunghe proteste degli agricoltori hanno avuto la meglio e che il provvedimento è stato ritirato.

Tuttavia, il vero e nero dato di cronaca, che nessuna agenzia ha stigmatizzato, quasi fosse una cosa normale, è che quasi 700 agricoltori sono morti durante questo anno di proteste, praticamente nell'indifferenza di tutti. Spesso i media generalisti parlano di un pinguino morto in Antartide o di un albero secolare bruciato in un incendio in Sierra Leone, ma chi ha saputo giorno per giorno della morte di 700 agricoltori per potersi garantire uno straccio di reddito?

Perché queste proteste finite nel sangue? Il governo aveva varato un pacchetto di leggi per liberalizzare le vendite, ma secondo gli agricoltori ciò li avrebbe messi ancora più sul lastrico. Va infatti ricordato che il reddito medio di un agricoltore indiano è già al limite della soglia di povertà.

"Ma i contadini - riporta Al Jazeera - principalmente negli stati "grain bowl" del Punjab, Haryana e Uttar Pradesh, hanno respinto le leggi, dicendo che porterebbero a un'acquisizione aziendale del settore agricolo e negherebbero loro il prezzo minimo di supporto (MSP) per i loro prodotti garantito dal governo".

Le organizzazioni dei contadini hanno ribadito che non interromperanno la protesta fino a quando il MSP non sarà legge: "Lo dobbiamo ai 700 agricoltori che hanno perso la vita durante la battaglia".

Anche in Italia si sente spesso parlare di leggi inique e di un reddito minimo per i prodotti ortofrutticoli; però nessuno protesta, neppure in maniera pacifica. Sarebbe impensabile, e per fortuna non accade, che qualcuno dovesse rimetterci la vita, ma la testimonianza degli agricoltori indiani dimostra che se qualcosa la si vuole ottenere, occorre lottare. E, se si ha fame, si lotta, addirittura a costo della vita. 

Ricordiamoci di queste 700 vittime, agricoltori che per sopravvivere hanno sacrificato se stessi.