Le famiglie italiane, nel corso del 2020, hanno acquistato uva da tavola per circa 146.000 tonnellate: un volume superiore del 18% rispetto al 2019, annata nella quale il prodotto perse terreno rispetto al triennio precedente, quando la media degli acquisti risultò essere attorno alle 150mila tonnellate.
Salvatore Lodico
L'uva da tavola è stata acquistata, nel 2020, per il 71% presso un punto vendita della grande distribuzione: nello specifico, i supermercati hanno ricoperto il 42% dei volumi con 61.500 tonnellate, seguono i discount con il 15%, gli ipermercati all'11%, mentre il restante 2% è di pertinenza delle superette/piccole superfici. Tutti i punti vendita della distribuzione organizzata vedono un aumento degli acquisti rispetto al 2019, situazione che invece non è valida per i canali tradizionali, dove i fruttivendoli segnano un calo dei volumi, attestandosi a 16.400 tonnellate (-4% sul 2019) e accentrando l'11% dei volumi. In crescita invece i mercati ambulanti o rionali che rappresentano il 16% sul totale commercializzato di uva da tavola.
Proprio sui consumi è intervenuto Salvatore Lodico, presidente del Consorzio di tutela dell'uva da tavola di Canicattì Igp, il quale ha posto l'accento sul trend del comparto, testimoniandone il dinamismo.
"Mentre fino a diversi anni fa – ha dichiarato Lodico – i mesi di raccolta non erano più di quattro/cinque, oggi si raccoglie in Sicilia da maggio a dicembre e, tempo permettendo, anche a gennaio. Ciò è possibile grazie all'innovazione varietale che fa segnare un forte cambiamento dei consumi. Le nuove generazioni, specialmente i teenagers, prediligono le uve da tavola apirene (=senza semi) e questo ha indotto i produttori di adeguarsi, impiantando nuove varietà che possano soddisfare i gusti dei più giovani che rappresentano, in prospettiva, una fetta cospicua dei nostri consumatori. Sono sempre crescenti le richieste di uve senza semi che riceviamo dalle catene estere di supermercati, mentre quelle italiane iniziano a darci feedback interessanti. E' in aumento anche la domanda per le confezioni del tipo snack. L'innovazione in tal senso è già iniziata e non si arresterà nei prossimi anni".
"L'interesse per le uve tradizionali non si è comunque arrestato – continua l'esperto – Anche le uve con semi hanno un mercato consolidato sia in Italia sia in Francia, dove si preferisce l'uva dolce e con un retrogusto di moscato. In questo caso il consumatore è totalmente indifferente rispetto alla presenza di semi negli acini: è un piccolo neo, facilmente superato grazie al gusto. L'età media del consumatore di uve seeded è più alta rispetto a quella dei consumatori di uve senza semi, e l'acquisto è fortemente orientato alla ricerca del sapore, che nelle uve con seme è tuttora spesso superiore rispetto a molte varietà seedless".
Per maggiori informazioni:
Salvatore Lodico
Consorzio per la Tutela e la
Promozione dell'uva da tavola
di Canicattì I.G.P.
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