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Dobbiamo aspettare che due cestini di uva seedless costino quanto un caffè al bar?

E' un vero e proprio appello, quello della Commissione Italiana Uva da Tavola (CUT), per le costanti flessioni delle quotazioni che stanno interessando il comparto. "La situazione sta diventando insostenibile, oltre che poco rispettosa per tutti quei produttori che ci mettono l'anima, pur di portare a termine ogni ciclo vegetativo. I prezzi delle uve sono in discesa e, come mai accaduto prima, il crollo sembra riguardare tutte le cultivar, specie quelle apirene". Sono queste le parole del consigliere della CUT, Donato Fanelli. 

"Le cause di tutto ciò non sono ancora molto chiare, ma crediamo siano dovute non solo alle importazioni, ma anche alla forte stagnazione dei consumi che nessuno avrebbe mai potuto immaginare potesse verificarsi a pochi giorni dall'avvio della nuova stagione".

Nella foto in alto a sinistra, uva varietà Timco. A destra, uva varietà Autumn Crisp. 

"Mentre i rincari delle materie prime sembrano non arrestarsi, la GDO sta comprando un cestino da 500 grammi di uva seedless a € 0,80/85. Dobbiamo aspettare che 2 cestini delle nostre uve costino quanto un caffè al bar, prima di poter fare qualcosa e chiedere prezzi più redditizi? Oppure dobbiamo attendere che si verifichino quei gesti disperati che abbiamo potuto vedere durante la scorsa campagna cerasicola? Agricoltori, ormai disperati dai continui crolli di prezzo, che preferivano dare in pasto ai suini le loro ciliegie o lasciarle a marcire sulle piante". Sono queste invece le parole del coordinatore della CUT, Donato Fanelli.

Uva varietà Italia

"Finora, il meteo è stato dalla nostra parte. Le attuali condizioni climatiche, prive di pioggia, umidità e con temperature ancora alte, stanno prolungando l'estate 2021, evitando così che il prodotto possa guastarsi o che possano verificarsi problemi di oidio e/o peronospora. Ma cosa sarebbe accaduto se, oltre ai prezzi bassi, avessimo dovuto affrontare anche le perdite di prodotto a causa dell'andamento atmosferico?".

"Oltre a non esserci sostanziali differenze remunerative tra le cultivar apirene e quelle tradizionali, gli agricoltori lamentano prezzi molto simili tra le varietà senza semi e prive di royalties rispetto a quelle "protette" dalle royalties. Per cercare di risolvere questa tendenza, alcune catene preferiscono non ritirare più uve libere. In realtà, la vera soluzione non è tanto quella di evitare forniture di uve seedless libere, quanto piuttosto dare maggiore valore alle uve con le royalties, dietro le quali, appunto, c'è innovazione, ricerca e sviluppo".