Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

E' tempo di potatura del melograno

Tra tutte le operazioni da compiere durante la stagione invernale, la potatura (vedi foto 1) assume un ruolo fondamentale se si vuole assicurare uno sviluppo armonico della pianta e gestire la futura produzione dei frutti. Per comprendere meglio la procedura, abbiamo chiesto a Gaetano Tirrò, agronomo, coltivatore e vivaista di melograni, di fornirci qualche dettaglio in più al fine di condividere tecniche e conoscenza con i produttori che ci seguono.

Foto 1: l'agronomo Gaetano Tirrò 

"Le piante di melograno - ha esordito Tirrò - possono essere allevate in due diverse forme: monocaule o policaule. Il vantaggio di scegliere la seconda forma di allevamento è quella di avere 3-5 fusti che si dipartono dal suolo; ciò consente la sostituzione di uno dei fusti, magari in seguito a una particolare problematica. La scelta della forma a vaso permette, invece, una migliore gestione del terreno e la conseguente riduzione dei costi relativi alla spollonatura".

"Nel corso degli ultimi anni, si è vista la comparsa di numerosi impianti di melograno allevati secondo la tecnica israeliana, a Y trasversale, grazie a un sistema di strutture di sostegno e cavi paralleli al filare che sostengono la chioma. Tale forma di allevamento prevede un tronco principale (vedi foto 2) da cui partono più branche che vengono sorrette dalla struttura e possono pertanto sostenere frutti di grossa pezzatura, proteggendoli dall'eccessiva insolazione".

Foto 2: impianto a "Y"

"La potatura invernale favorisce la crescita di nuovi rami a frutto - ha spiegato l'esperto - e, in una piantagione già in fruttificazione, consiste principalmente nella rimozione dei rami in sovrannumero e di quelli rotti, piegati, vecchi e incrociati. Nel caso della già citata struttura a Y, la potatura invernale deve essere effettuata individuando i rami portanti del vaso, e legandoli ai fili di sostegno posti parallelamente alla fila".

Foto 3: alberi al secondo anno, su cui deve essere effettuata la scelta delle branche da legare ai fili di sostegno.

Potatura del melograno dal primo anno in poi
"Dal momento in cui si effettua l'impianto - ha aggiunto il vivaista - le operazioni di potatura da effettuare cambiano e, mentre al primo anno si effettua solo il taglio dell'astone a un'altezza che varia da 50 a 80 cm da terra, al secondo anno (vedi foto 3) si selezionano le branche principali da fissare alla struttura, eliminando quindi i rami in sovrannumero e legando i germogli selezionati ai fili di sostegno".

"Al terzo anno, la potatura deve tenere conto sia della conformazione sia della prima produzione: bisogna cioè salvaguardare i rami più robusti, perché saranno quelli a frutto sulle branche esistenti ed eliminare le ramificazioni più deboli o troppo vigorose, quelle già sfruttate o quelle in sovrannumero, al fine di favorire la luce a l'arieggiamento. Le branche più vigorose possono essere lasciate volontariamente al fine di sostituire, in seguito, quelle già sfruttate. Tale operazione deve essere eseguita, a rotazione, ogni due o tre anni".

"Dal quarto anno in poi, si interviene sia per ridurre la competizione dei germogli vigorosi a vantaggio dell'accrescimento del frutto sia per favorire il rinnovo delle branche e dei rami fruttiferi (vedi foto 4)".

Foto 4: a sx. albero al quarto anno non potato. Al centro e a dx, alberi al quarto anno potati.

"Gli scarti di potatura - ha concluso Gaetano Tirrò - possono essere utilizzati per propagare le piante in quanto il taleaggio, una tecnica che permette la moltiplicazione agamica con ottime percentuali di attecchimento, dà la certezza di ottenere un individuo perfettamente uguale alla piante madre".

Foto 5: talea

Le talee messe in radicazione a febbraio, nel mese di ottobre hanno già raggiunto l'altezza superiore al metro e sono piante pronte per la messa a dimora.