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I dati produttivi visti da vicino con i protagonisti del comparto

Mancano due mesi alla fine della campagna dell'uva da tavola siciliana

Mancano ben oltre due mesi alla fine della campagna dell'uva da tavola italiana, considerato che il prodotto fresco, in alcuni areali della Sicilia, si raccoglie anche dopo le festività natalizie, per il capodanno, se il tempo permette. Con questa breve premessa siamo andati a interpretare, con l'aiuto degli addetti ai lavori, i dati dell'Ismea, pubblicati qualche giorno fa ormai. La vastità dei dati ci ha suggerito di evidenziarne uno stralcio da rendere più fruibile ai nostri lettori, limitandoci alla sola Sicilia.



"La campagna 2020 delle uve da tavola italiane - si legge ancora nel rapporto redatto da Mario Schiano di Ismea (nella foto accanto) - è caratterizzata da un'offerta di buon profilo qualitativo. In termini di volumi, la produzione risulta nella media degli ultimi anni, in quanto il calo registrato per le rese/ettaro in alcuni areali, a causa di un andamento climatico non ottimale, è stato compensato dall'entrata in produzione di nuovi impianti. Anno dopo anno, l'offerta italiana si arricchisce di uve senza semi, infatti stanno aumentando sia gli ettari investiti, sia le varietà in produzione".

In alcuni areali italiani, specialmente tra Mazzarrone e Canicattì, si è registrata una produzione piuttosto abbondante anche nei vigneti di media qualità, il cui prodotto ha inflazionato le uve più pregiate, comprimendo il prezzo al di sotto delle aspettative, anche in agosto. 

"Per quanto riguarda la zona di Mazzarrone, ma per quel che mi risulta, anche nel Canicattinese - ha osservato Giovanni Raniolo, presidente del Consorzio di Tutela dell'Uva da Tavola di Mazzarrone Igp - le rese sono state alte e anche i vigneti di qualità medio bassa hanno prodotto in abbondanza. Tant'è che poco prodotto, quest'anno, è finito nelle cantine per la trasformazione in succo".


Giovanni Raniolo, pres. Consorzio di tutela dell'Uva da tavola di Mazzarrone Igp

"Per quanto riguarda il mercato - fa segnare l'Ismea - la fase all'origine ha vissuto finora momenti differenti, con prezzi altalenanti e non sempre giudicati soddisfacenti dai produttori. Nella fase del commercio al dettaglio, le vendite sono procedute regolarmente, agevolate da un profilo qualitativo buono e da un prezzo che, quest'anno, è risultato particolarmente concorrenziale rispetto alle altre specie di frutta estiva, in particolare a pesche e nettarine, che hanno spuntano prezzi alti a causa della scarsità dell'offerta".

"Per quanto concerne gli scambi con l'estero - si legge ancora - si segnala un ottimo esordio della campagna di esportazione, non tanto dal punto di vista dei prezzi, in media al di sotto del 5,5% rispetto al primo semestre 2019, quanto per i quantitativi esportati, che risultano in aumento del 35%. Le importazioni di uve di controstagione e di primizie sono state in linea con quelle dell'ultimo triennio".



"Negli ultimi anni, le statistiche relative alle superfici investite a uve da tavola in Italia si sono assestate intorno ai 46mila ettari. Queste superfici sono concentrate in Puglia e Sicilia. I dati relativi al quinquennio evidenziano tuttavia una certa dinamica, a indicare il tentativo di adeguare le varietà ai cambiamenti della domanda attraverso l'eliminazione dei vecchi impianti di varietà tradizionali e il reimpianto di nuovi vigneti a varietà apirene. Nel complesso, tra il 2015 e il 2019 il saldo delle aree in produzione è comunque negativo, con una flessione di circa 200 ettari".

"Nell'areale di Canicattì, dal 2017 al 2019 si registrava una quasi assenza di varietà che non fossero quelle tradizionali (in genere Italia e Red Globe - NdR), ma dal 2020, mese più mese meno, anche qui sono arrivate le varietà apirene", conferma il presidente del Consorzio di Tutela dell'Uva da Tavola di Canicattì Igp, Salvatore Lodico. "Mentre fino a pochissimo tempo fa - aggiunge Lodico - non si sentiva parlare di altre varietà, se non di quelle classiche, negli ultimi tempi una quota, per quanto al momento esigua, dei nuovi impianti è stata destinata alle seedless. La tendenza è chiaramente destinata a crescere".


Salvatore Lodico, pres. Consorzio di tutela dell'Uva da tavola di Canicattì Igp

"Per le superfici investite – si legge ancora nel rapporto Ismea - anche i dati relativi alla produzione evidenziano una forte concentrazione in Puglia e Sicilia, con oltre il 94% della produzione nazionale realizzata in tali areali nel 2019. Va considerato che, dell'intera disponibilità, appena il 38% viene assorbita dal consumo interno, con la quota più ampia (45% circa) destinata invece alle esportazioni. La parte di prodotto avviata alla trasformazione in succo è stimata invece nell'ordine del 15%, mentre la quota residua è costituita dalle perdite lungo la filiera e dal prodotto ritirato dal mercato allo scopo di stabilizzare l'offerta".

I quantitativi avviati all'industria dei succhi e quelli relativi alle perdite variano di anno in anno a seconda della qualità della produzione, dell'andamento dei consumi interni e del flusso delle esportazioni.