La bilancia commerciale del primo semestre dell'ortofrutta non si discosta dal trend del primo trimestre: crescita in valore (+7,6% quasi 163 milioni in più) mentre i volumi calano del 6 per cento. Il valore dell'export supera i 2,3 miliardi di euro. Lo rende noto Fruitimprese sulla base dei dati Istat.
Le importazioni viceversa crescono sia in volume (2,6%) che in valore (6,5%). Le quantità importate (circa 2 milioni di tonnellate) superano ancora una volta le quantità esportate (1,6 milioni ton), mentre a valore l'export supera l'import di poco più di 100 milioni. Il saldo commerciale sul primo semestre 2019 ritorna positivo a oltre 102 milioni (39,3%).
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Nel semestre caratterizzato dal lockdown da pandemia è interessante notare che non vi sono state ripercussioni negative sull'export che, invece, ha incrementato il fatturato del 7,6% a 2,3 miliardi per una quantità di 1,6 milioni di tonnellate.
In volume segno negativo per frutta fresca (-10,6%) e frutta secca (-9,2%), in lieve ripresa gli agrumi (1,7%). In valore andamento positivo per tutte le voci, dagli agrumi (21,3%), alla frutta secca (15,9%), a legumi-ortaggi (7,4%).
Per quanto riguarda le importazioni l'Italia ha acquistato dall'estero circa 2 milioni di tonnellate di ortofrutticoli per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro. In valore forte crescita dell'import di agrumi (65,6%), cresce la frutta fresca (10,4%), diminuiscono legumi-ortaggi (-14,2%). In volume crescono gli agrumi (31,3%), frutta secca (7,4%) e tropicale (7,2%).
Marco Salvi (nella foto a destra), presidente nazionale di Fruitimprese, commentando i dati, rileva: "La comprovata capacità delle imprese italiane di essere protagoniste sui mercati internazionali, nonostante il drammatico calo produttivo dei principali prodotti di stagione e le difficoltà logistiche per rifornire i mercati esteri e garantire le forniture nel nostro Paese incontrate nel periodo di lockdown".
"Un ruolo fondamentale nella nostra economia - aggiunge Salvi - che purtroppo non viene riconosciuto dalla politica. Dobbiamo infatti sottolineare come al danno causato dalla mancata inclusione della filiera ortofrutticola tra quelle beneficiare della decontribuzione prevista dal Decreto Rilancio, è seguita la beffa del credito di imposta per le spese di sanificazione ed acquisto dei dispositivi di protezione, che è passato dal 60% annunciato dal presidente Conte a reti unificate al 9% dei costi sostenuti".
"In sostanza - conclude Salvi - gli imprenditori del settore ortofrutticolo che continuano a prodigarsi per garantire agli italiani la fornitura di prodotto fresco, sostenendo ingenti costi per la sanificazione e per garantire la sicurezza dei propri lavoratori assumendosene il rischio sanitario ed economico, non potranno beneficiare che di aiuti pressoché irrilevanti".