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Kiwi: bisogna uscire dagli schemi

Divincolarsi dalla concorrenza greca è l'unica possibilità concreta per la vendita di kiwi italiani, al momento. Non è facile, servono strategie di marketing e vendita, ma anche tanta pazienza. I volumi nazionali sono ridotti, ma qualità e calibro sono buoni.

"In termini di dimensioni – sottolinea un produttore – si prevedeva una tendenza a un kiwi più piccolo. In realtà non è stato così e le partite in lavorazione sono più che soddisfacenti. Qualcuno sta finendo di raccogliere proprio in questi giorni. Non siamo in una stagione di piena e il ritmo di lavoro è dettato dai volumi".

"Quest'anno – dichiara un commerciale – non abbiamo un vero e proprio mercato di riferimento, stiamo girando tutto il mondo. Ci stiamo focalizzando su svariate destinazioni. Questa diversificazione dei mercati è dettata dalla spasmodica ricerca del margine".

"Se il ruolo del responsabile commerciale è quello di trovare la strada migliore al proprio prodotto, dove c'è la Grecia attuo una misura difensiva per attutire il colpo. Non mi fa paura la qualità del kiwi greco, ma la produzione a un costo inferiore  rispetto al nostro, che permette prezzi di mercato minori. Dove c'è il frutto greco di qualità adeguata, le quotazioni restano alte; il contrario accade al flettere delle caratteristiche organolettiche".

Il kiwi italiano al momento dice la sua. "Che sia giallo, verde e/o biologico, ha un bell'aspetto: ottimi sono forma e colore, così come il grado Brix. All'arrivo a destinazione (qualsiasi essa sia) i riscontri sono più che soddisfacenti. Ci dicono: bello in imballaggio, selezione, omogeneità e colore".

"A differenza delle annate passate – conclude l'operatore – si fatica di più. La naturale presenza della Grecia stimola a guardare oltre. E siamo arrivati con i nostri kiwi in nazioni che mai avremmo pensato di raggiungere, prima".