"Somalia e Gibuti sono le principali nazioni in cui esportiamo le nostre banane. Però vogliamo affacciarci anche in Europa e nei paesi arabi". Lo afferma Andualem Mara (vedi secondo video) di Omotic Trading Group, azienda etiope con 40 ettari di produzione fra banane e papaya.
"Produciamo banane biologiche - continua - e crediamo che possano trovare mercato anche oltre il locale, in Somalia e Gibuti. Per questo parteciperemo a Macfrut: per conoscere potenziali clienti e anche per cercare tecnologie utili ai nostri processi".
Nei giorni scorsi si è svolta una missione di presentazione della fiera internazionale dell'ortofrutta in Angola, nella capitale Luanda, e in Etiopia, ad Addis Abeba e nella città di Arba Minch. L'iniziativa, organizzata da AEFI in collaborazione con Ice Agenzia, si inserisce all'interno di un articolato progetto focalizzato sul continente africano.
L'obiettivo è quello di promuovere la diffusione delle tecnologie italiane a supporto dello sviluppo del comparto agricolo dei due Paesi, nonché portare aziende africane alla prossima edizione di Macfrut in Fiera a Rimini (da martedì 5 a giovedì 7 maggio 2020).
Anche l'edizione 2020 di Macfrut, infatti, darà grande centralità al Continente Africano, ospitato in un apposito padiglione, così come già avvenuto nell'edizione 2019, quando 14 furono i paesi presenti per un totale di 150 espositori. In questa grande area saranno presenti anche l'Angola e l'Etiopia, focus della recente missione.
Insieme al presidente di Macfrut, Renzo Piraccini, hanno preso parte una decina di aziende del comparto: Agricola Italiana, Coviro, Idromeccanica Lucchini, Vivai Battistini, Turatti Group, Ferrari Costruzioni Meccaniche, Tropical Food Machinery, Consorzio Cermac, Suba Seeds, Cassa Depositi e Prestiti. La missione ha visto un evento di presentazione di Macfrut, incontri di business con gli operatori e visite aziendali.
"L'Africa è un'area strategica per Macfrut, in quanto è un continente che necessita di sviluppare il settore dell'ortofrutta – spiega Renzo Piraccini - Per questo, le tecnologie e il packaging italiani sono fondamentali. Prendiamo l'Angola: coltiva solo il 4% del territorio disponibile e ogni anno importa oltre 3 miliardi di dollari di prodotti agricoli. Una vera assurdità considerando che c'è grande disponibilità di acqua e di terreni fertili. Questo dà l'idea delle grandi opportunità offerte alle aziende italiane in quell'area".
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