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Paolo De Castro ha tenuto un incontro presso la sede di una cooperativa

Pratiche sleali nel commercio agroalimentare: raggiunto l'accordo

Legge europea di contrasto alle pratiche commerciali sleali: in teoria, qualcosa si è mosso. Ora bisognerà capire se i principi teorici potranno tramutarsi in qualcosa di concreto. Intanto, il primo passo è stato fatto: il negoziato tra il Consiglio Ue e la Commissione europea,  ha permesso di portare a 350 milioni di euro (dai 50 milioni inizialmente proposti) la soglia di fatturato all'interno della quale le aziende agricole e le imprese agroalimentari verranno tutelate dalle pratiche commerciali sleali, con la possibilità per gli Stati membri di fissare soglie ancora più alte.

Paolo De Castro, relatore e negoziatore capo su questo dossier per il Parlamento europeo, ieri sera (19 dicembre 2018), appena sbarcato a Bologna da Bruxelles, si è recato a Cesena per tenere un incontro con il gruppo giovani agricoltori di Apofruit presso la sede della cooperativa.

"Abbiamo spinto al massimo - ha detto De Castro - per raggiungere l'obiettivo più ambizioso possibile contro le pratiche commerciali sleali perpetrate dalla grande distribuzione nei confronti di agricoltori e industria. Possiamo dire che, ora, il 100% degli agricoltori e il 98-99% delle aziende europee saranno tutelate da pratiche inique e inaccettabili".

All'incontro a Cesena erano presenti una cinquantina fra i soci più giovani e, in streaming, erano collegati altri agricoltori da Aprilia e Scanzano Jonico. A fare gli onori di casa, il vicepresidente Gianluca Balzani con il dirigente Mario Tamanti e i responsabili del gruppo giovani Roberta Rubboli e Gianni Muratori.

"Siamo riusciti a ottenerlo - ha aggiunto - dopo appena otto mesi di trattative dalla presentazione della proposta da parte del commissario Phil Hogan. Inoltre, abbiamo moltiplicato per sette il perimetro di applicazione della direttiva che in realtà supererà anche le frontiere europee. Infatti, le nuove regole dovranno essere rispettate anche dagli acquirenti di prodotti agroalimentari che hanno sede legale nei Paesi terzi".

I contratti poi tra fornitori e acquirenti dovranno essere scritti e chi subisce ingiustizie potrà denunciarle personalmente o tramite le associazioni, mantenendo l'anonimato. L'acquirente non potrà avviare ritorsioni commerciali, mentre l'autorità legale di contrasto avrà l'obbligo di agire in tempi certi.

"Questa vittoria del Parlamento europeo e delle istituzioni tutte - ha concluso De Castro - vorrei che fosse dedicata a coloro che ci hanno creduto e che hanno fatto lavoro squadra per ottenere questo risultato positivo, che potrà essere rivisto tra quattro anni. Sostenere i diritti di chi lavora nell'agroalimentare significa sostenere una Pac giusta, solidale e comune, senza la quale all'Europa verrebbe meno uno dei pilastri fondamentali su cui basa il suo futuro".

Il commento di Agrinsieme
"Manca solo l'ok formale del Parlamento Europeo e del Consiglio per il via libera definitivo alla direttiva sulle pratiche commerciali sleali, che dopo l'accordo raggiunto oggi pomeriggio in occasione del sesto trilogo prevede un significativo aumento del numero di pratiche riconosciute, le quali passano da 8 a 16".

Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per l'importante accordo, raggiunto dopo anni di trattative, grazie al quale verranno tutelati tutti gli agricoltori dell'Unione Europea.

"Nel dettaglio, le pratiche aggiunte sono: il pagamento per servizi non resi; l'obbligatorietà di un contratto scritto se richiesto dal fornitore; l'abuso di informazioni confidenziali da parte dell'acquirente; le ritorsioni commerciali; il pagamento per la gestione del prodotto alla consegna; il pagamento per la gestione dei reclami dei clienti; l'estensione del pagamento a 30 giorni per i prodotti deperibili e a 60 per quelli non deperibili; il divieto di trasmettere al fornitore i costi di advertising", precisa Agrinsieme, esprimendo rammarico per la mancata aggiunta nell'elenco della vendita sottocosto anche tramite il ricorso ad aste a doppio ribasso, pratica che da tempo Agrinsieme aveva segnalato come fortemente distorsiva.

"Oltre alla rafforzata protezione per gli agricoltori, viene fissata a 350 milioni di euro la soglia di fatturato globale delle imprese fornitrici per poter rientrare nel campo di applicazione della direttiva", sottolinea il coordinamento, per il quale "si tratta di un sicuro passo in avanti rispetto all'approccio iniziale, che tuttavia si pone in contraddizione rispetto all'obiettivo comunitario di aumentare la concentrazione dell'offerta dei produttori: resta un forte sbilanciamento tra potere della distribuzione organizzata e produzione agricola che avrebbe potuto giustificare un limite di fatturato ben superiore per le imprese agricole. Auspichiamo che tale soglia venga aumentata a livello nazionale".