Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Ma il resto del mondo annulla i progressi

Sorpresa: l'agricoltura europea e' la piu' virtuosa nella riduzione dei gas serra

La temperatura media del pianeta è di circa 0,9°C maggiore rispetto al periodo pre-industriale. Il livello medio dei mari è incrementato di circa 20 cm. Si nota un aumento della frequenza e intensità  degli eventi estremi. Questo, in estrema sintesi, il quadro macroscopico del cambiamento climatico, come illustrato da Daniele Contini (climatologo ISAC-CNR Lecce) in occasione di un seminario di approfondimento durante la 45ma Sagra dell'Uva di Rutigliano (BA).

Purtroppo, l'area del Mediterranea sembra essere particolarmente sensibile al rialzo delle temperature: la serie di anomalie nella temperatura media globale sulla terraferma è risultata di intensità inferiore (nel periodo 1961-1990) rispetto a quanto accaduto in Italia, per esempio. "I dati del gruppo di ricerca sulla climatologia storica di ISAC-CNR Bologna mostrano che l'incremento di temperatura media è più rapido in Italia rispetto alla media del pianeta", ha sottolineato Contini.

Agricoltura e clima

Come messo in luce dal ricercatore, agricoltura e clima sono molto correlati: da una parte le attività agricole tendono a emettere gas serra (CO2 - - ma esistono altri gas serra molto più potenti dell'anidride carbonica, come metano e protossido di azoto - NdR) che contribuiscono all'innalzamento della temperatura e al cambiamento climatico di cui, d'altra parte, subiscono gli effetti.

Le strade maestre sono essenzialmente due:

  • riduzione delle emissioni
  • adattamento al cambiamento climatico

Un dato sorprendente, in questo scenario, è quello relativo all'agricoltura europea: le emissioni di gas serra si sono ridotte di ben il 24% dal 1990 al 2012 e la tendenza è ancora decrescente. Oggi, le emissioni agricole costituiscono soltanto il 10% del totale, in Europa. Purtroppo non è così ovunque, nel resto del mondo. Il che conduce alla necessità di trovare forme di adattamento e resilienza, guardando alle previsioni di medio e lungo termine.

Soprattutto nel meridione d'Italia si evincono alcune tendenze, quali:

  • incremento della frequenza delle ondate di calore;
  • incremento delle notti "tropicali" (in cui, cioè, la temperatura non cala sotto i 20°C) 
  • diminuzione delle giornate di gelo
  • incremento delle precipitazioni massime giornaliere (vedi grafico qui sotto)

Le previsioni

Premesso che prevedere l'andamento del clima a medio (2050-2060) e lungo termine (2100) è complicato da molti fattori (inclusi gli scenari di emissione e di uso del suolo), in generale si prevede, per fine secolo, che la temperatura continuerà ad aumentare fino a 2-4°C con un innalzamento dei mari di 50-80 cm.

Per la produzione agricola, le colture si sposteranno sempre più a Nord, con una diminuzione delle rese nelle regioni del Mediterraneo (inclusa l'Italia). Molti scenari predittivi mostrano che i cambiamenti climatici avranno effetti maggiormente negativi nelle regioni del Sud, in termini di produttività. Gli effetti dannosi saranno di entità crescente; con ricadute molto diverse sulle colture irrigate artificialmente rispetto a quelle che ricevono acqua solo dalle precipitazioni.