Chiunque in ottobre ami andare per boschi lo sa: ci sono sempre meno castagne. La colpa è della cosiddetta vespa cinese, il cinipide galligeno del castagno, che in appena vent'anni ha già causato una riduzione della produzione di castagne del 20 per cento, e fino all'80 per cento nel periodo di massima diffusione.
In che modo la vespa cinese sia arrivata in Italia non è chiaro. Probabilmente, dice ora un Rapporto dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ispra ("Controllo del cinipide Dryocosmus kuriphilus (vespa cinese) in Castanea sativa"), in un primo momento la sua diffusione è avvenuta attraverso materiale vivaistico infetto e, successivamente, mediante il volo attivo delle femmine e il trasporto accidentale delle stesse ad opera dell'uomo.
La sua azione provoca una forte riduzione dell'attività vegetativa degli alberi colpiti, con un aumento di mortalità delle giovani piante, dei disseccamenti delle chiome nelle piante adulte e conseguente maggiore suscettibilità ad altre patologie. La riduzione del raccolto, però, non è solo da imputare al parassita che viene dall'oriente: tra le principali ragioni delle flessioni produttive dei castagneti, degli ultimi decenni, infatti, ci sono anche le ripetute e forti anormalità climatiche e in generale la condizione di emergenza dell'ecosistema castagno, dovuto anche a non corrette ed approssimative pratiche colturali.
Fonte: Galileo