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Come puo' l'agroalimentare difendersi dalla disinformazione dilagante?

Bufale, notizie false e tendenziose, vere e proprie mistificazioni, messaggi propagandistici stanno diventando le principali insidie alla corretta informazione dei cittadini, su ogni genere di argomento (oltre a costituire una minaccia all'effettivo esercizio della democrazia). Difendersi è possibile solo coltivando fin da giovani spirito critico e onestà intellettuale, capacità di verifica, fiducia nel metodo scientifico.

Le stesse imprese, incluse quelle ortofrutticole, possono cadere vittime di allarmismi ingiustificati o di sottovalutazione di rischi potenziali a causa di un'informazione scorretta. Non si tratta soltanto di spiacevoli disguidi o equivoci: in gioco possono finire interi fatturati.

Teresa Diomede ha illustrato i motivi che l'hanno spinta a organizzare l'evento sul tema fake news

Si è parlato di questo, e molto altro, in occasione del secondo appuntamento di FAKE d.o.c. dominazione di origine (in)controllata svoltosi a Conversano (BA) il 21 settembre 2018, dopo una prima presentazione a Bologna. Organizzatori: la vulcanica Teresa Diomede (CEO dell'azienda pugliese Racemus), affiancata dall'estroso Nick Difino, i quali hanno analizzato da varie angolature il problema delle fake news, insieme una tavola rotonda di esperti operanti su più fronti nel lavoro di contrasto alla mistificazione dilagante.

Nick Difino ha coordinato la tavola rotonda.

Per il giornalismo, che costituisce il primo argine alle notizie false, è intervenuto Piero Ricci dell'Ordine dei giornalisti della Puglia; per l'informazione settoriale era presente Rossella Gigli di FreshPlaza, mentre per la prima linea che sul web affronta (anche a proprio rischio e pericolo!) i mistificatori è intervenuta Noemi Jane Urso del sito antibufala BUTAC-Bufale un tanto al chilo.

In piedi: Nick Difino. Dietro di lui, un esperto del web ha consentito di accedere in tempo reale a ulteriori informazioni. Di fronte a lui, il tavolo dei relatori: da sinistra Cignarale, Gigli, Urso, Fuso e Ricci.

Presenti nell'occasione anche Silvano Fuso del CICAP (il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze fondato nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati e intellettuali) e Michele Cignarale, inventore di un sistema (TboxChain) basato su tecnologia blockchain che rende impossibile l'immissione di recensioni fasulle sulle piattaforme online di valutazione di strutture alberghiere, ricettive e della ristorazione.

La sala del Grand Hotel d'Aragona di Conversano, che ha ospitato l'evento.

Nei suoi saluti introduttivi, Teresa Diomede ha chiarito le ragioni che l'hanno spinta a promuovere questo momento di riflessione (solo il primo di ulteriori appuntamenti): "Per fare impresa - ha dichiarato - servono tantissime competenze multidisciplinari, oltre che doti caratteriali, capitali e fortuna. Ho convintamente aderito al concetto di una filiera colta (non corta!) perché ritengo che la crescita dei brand agricoli richieda la compartecipazione di tutti. Oggi, poi, la comunicazione è un elemento imprescindibile, sia essa analogica o digitale. Ed è proprio qui che possono annidarsi dei pericoli. L'esplosione dei social media ha moltiplicato le occasioni che informazioni contraddittorie o puri e semplici pettegolezzi raggiungano il consumatore, disorientandolo se non impaurendolo. Io mi sono posta nello spirito della ricerca della verità e per questo sono stata etichettata come ribelle".

Teresa Diomede

Non si può dare torto a Teresa: la ricerca della verità è stata sempre rivoluzionaria (è stato portato il caso di Galileo Galilei, padre del metodo scientifico e sostenitore della teoria copernicana, nell'epoca in cui si sosteneva che la Terra fosse al centro dell'Universo); tanto rivoluzionaria da essere finanche scomoda, al punto tale da attirare odio e censura da parte dei dogmatici (l'abiura di Galileo ne è l'esempio).

Silvano Fuso (CICAP) e Piero Ricci (OdG Puglia).

Il mondo di Internet si sta dividendo tra coloro che intendono rimanere fedeli allo spirito originario della Rete (condividere conoscenze ed esperienze in un'ottica di crescita democratica e culturale) e coloro che hanno trovato nel web l'occasione di estremizzare idee preconcette e settarie, posizioni pseudo- o anti-scientifiche, nuove mode infondate o nuovi oggetti di odio e disprezzo, trovando e coalizzando adepti un tempo difficilmente raggiungibili in altro modo.

Il settore ortofrutticolo, anche se per larga parte può definirsi un'isola felice, visto che induce una percezione ampiamente positiva presso la pubblica opinione, non è però esente da rischi: i preconcetti riguardanti gli agrofarmaci, ad esempio, stanno drammaticamente privando le imprese agricole dei "medicinali" minimi indispensabili per garantire le produzioni (è come se le persone smettessero improvvisamente di assumere qualsiasi farmaco per una paura irrazionale nei confronti della chimica!); per non parlare dei casi di contaminazione alimentare (un rischio sempre presente e che va gestito con la massima trasparenza sin dalla sua prima insorgenza) spesso amplificati sui media prima ancora che se ne conosca l'effettiva causa (il caso E. coli EHEC del 2011 insegna...).

Cignarale, Gigli, Urso

L'assenza di metodi di controllo sulla pubblicazione di valutazioni riguardanti singoli prodotti o imprese ha da parte sua snaturato uno strumento che era nato in un'ottica di servizio (cosa ne pensano i consumatori come te che, prima di te, hanno provato quella data cosa/servizio). Su quest'ultima problematica, la tecnologia blockchain può fornire risposte; è il caso proprio del dispositivo TboxChain (in fase di brevetto) che consente a un utente di inserire una valutazione solo se si è prima fisicamente interfacciato con un dispositivo presente presso il luogo oggetto di valutazione (ciò al fine di evitare che vengano inseriti commenti/recensioni fasulle anche da soggetti che non hanno mai visitato quel dato luogo).

Interpellato su come l'impresa ortofrutticola possa limitare i dati derivanti dalle fake news, il parterre di esperti è stato unanime: condividere con trasparenza il proprio lavoro, la storia dei singoli prodotti, gli standard di sicurezza e di tracciabilità, sia su Internet sia aprendo fisicamente le porte al pubblico, è l'unica via per costruirsi una reputazione che possa valere anche (e soprattutto) in senso preventivo. Si tende infatti a fidarsi maggiormente di quello che già si conosce invece che di imprese ignote e/o anonime.

Foto di gruppo al termine dei lavori

Inoltre, e questo è il parere di chi scrive, la categoria può e deve difendersi da attacchi ingiustificati anche per mezzo degli strumenti legali a disposizione: non tutto può essere lecito, sul web, bisogna cominciare a rendersene conto e ad agire di conseguenza. E' di qualche giorno fa, per esempio, la prima condanna al carcere, in Italia, per chi vende recensioni false su Tripadvisor .

Vittorio Lattanzi (Lercio.it)

A conclusione dei lavori, è intervenuto Vittorio Lattanzi del celebre giornale satirico Lercio: un geniale esempio di giornalismo che usa la modalità della fictional news (da distinguersi dalla fake news) per finalità comiche e satiriche. Questo esercizio di vera e propria "invenzione" di sana pianta delle notizie ha rivelato come esista una fetta di popolazione incapace di distinguere tra finzione e realtà (è stato proprio Lercio a mettere in luce il fenomeno, oggi definito analfabetismo funzionale); un segnale allarmante circa la perdita degli strumenti culturali minimi per la corretta interpretazione del mondo che ci circonda.