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Forti tensioni per un settore in preda alla burocrazia

Contributi assicurazioni 2015, agricoltori ancora all'asciutto

Soliti pasticci all'italiana, con gli agricoltori che aspettano da un anno e mezzo i soldi per le assicurazioni contro il maltempo, risalenti alla primavera 2015. Si tratta di contratti stipulati "in deroga" in assenza del PAI (Piano assicurativo individuale), e la mancanza dei contributi appesantisce i bilanci dei vari Condifesa italiani. A denunciare questo ritardo è Fabiano Mazzotti, presidente del Gruppo trasversale agricoltori e frutticoltore che, in prima persona, conosce bene i problemi legati alle assicurazioni.



"Agea – esordisce Mazzotti – per erogare questi contributi si è inventata l'emissione automatica di questi PAI che ha poi girato ai CAA (Centri di Assistenza Agricola), presso i quali gli agricoltori hanno presentato le relative domande di contributo. Chiaramente l'emissione posticipata di questi PAI, dopo un anno e mezzo che le polizze sono state stipulate, ha creato in molti casi degli scostamenti rispetto ai quantitativi assicurati, poiché nessuno era stato messo al corrente che si sarebbe potuta creare questa paradossale situazione".



Pare comunque che il problema sia solo italiano. Aggiunge Mazzotti: "Partendo dal fatto che il PAI è una invenzione tutta italiana e che la comunità europea non ci ha mai chiesto un meccanismo così farraginoso e assurdo per certificare le rese aziendali. Quale altro settore accetta che le regole del gioco vengano cambiate in corsa o addirittura dopo più di un anno che si è giocata la partita?".



La nuova Pac, su questo fronte, non piace per nulla agli agricoltori. Invece che ampliare la platea assicurativa, obbliga all'assicurazione sull'intera produzione con un assurdo meccanismo che calcola a tavolino (su tabelle precompilate e non su dati reali), i quantitativi su cui erogare il contributo.

"Molti agricoltori – dice Mazzotti – per evitare la burocrazia e questo meccanismo, hanno deciso di assicurarsi per i fatti propri, rinunciando ai contributi ma anche alla burocrazia e ai vincoli che essa comporta".

"E non è da escludere – conclude il presidente – che a causa di questa confusione, buona parte dei fondi stanziati per il quinquennio 2015/2020 rimanga inutilizzata. Il tutto nel silenzio più assoluto delle organizzazioni di categoria e della rappresentanza nazionale dei Consorzi di Difesa Asnacodi".