Gli impianti colpiti manifestano inizialmente la presenza di alcune piante in via di appassimento, sovente concentrate in alcune zone dell'appezzamento (capezzagne – file esterne), sino a giungere al completo collassamento e morte dell'actinidieto. Il fenomeno in genere si diffonde all'interno dell'impianto abbastanza velocemente nell'arco di una stagione.
Le radici delle piante colpite sono quelle di grosse dimensioni, la loro corteccia è di colore rosso-bruno e facilmente si sfila dal cilindro centrale. Le radici colpite perdono gradualmente la funzione di assorbimento.

A sinistra pianta con apparato radicale sofferente. A destra grossa radice marcescente.
Le foglie inizialmente appassiscono e ben presto necrotizzano e cadono. Date queste condizioni, la produzione di frutta è completamente compromessa.
Il 26 agosto 2016 è stata pubblicata una nota tecnica sulla moria del kiwi in Piemonte a cura di Graziano Vittone e Luca Nari, tecnici di Agrion. La nota si riferisce al collassamento di piante di actinidia che si sta verificando in alcune aree del territorio piemontese.
Essendo ancor vivo il ricordo dello sconvolgimento causato dalla batteriosi del kiwi (PSA) a partire dal 2011, i tecnici di Agrion in collaborazione con altri enti stanno cercando di comprendere tutte le possibili cause del fenomeno, che non risulta essere provocato da agenti patogeni.
"Allo stato attuale delle conoscenze, sono da escludere cause di natura biotica: dalle analisi eseguite, il 75% degli isolamenti su piastra è rimasto sterile confermando che l'alterazione del tessuto è dovuta a un fattore fisico e non a una causa parassitaria, pertanto tutti i trattamenti contro i marciumi radicali sono inutili." Spiega Graziano Vittone.
L'attenzione va invece rivolta alla parte agronomica riguardante in particolare lo stato idrico e sanitario del terreno.
Sulla base della sintomatologia delle piante colpite, i tecnici di Agrion consigliano di 1) verificare lo stato di sviluppo delle radici attraverso uno scavo superficiale; 2) accertare lo stato idrico del terreno attraverso l'impiego di tensiometri o altri strumenti di misurazione; 3) valutare il sistema d'irrigazione in uso, definendone le modalità (quantità d'acqua e tempi di funzionamento dell'impianto).

Graziano Vittone e Luca Nari
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