I primi danni di stagione e la diffusione in campo
Nelle scorse settimane, i ricercatori di Agrion in collaborazione con i tecnici di base delle organizzazioni agricole hanno rilevato i primi danni sulle ciliegie, a partire dagli impianti vicini ad abitazioni e magazzini. Ora sono sulle albicocche, ma già si stanno spostando sui pescheti per pungere le nettarine.


Graziano Vittone, responsabile Agrion del coordinamento tecnico, riferisce: "Il ciclo è simulato nei nostri laboratori di Manta, in modo tale da prevedere con buon anticipo cosa succederà poi in pieno campo".

Cimice con ovature.
A luglio le troveremo sulle nocciole, ad agosto passeranno sulle mele Gala, la varietà più precoce, e sui campi di mais di soia per poi attaccare peperoni, fagioli e decine di altre specie. A settembre si sposteranno presumibilmente sui grappoli di uva. Qual è il danno? I frutti, punti durante l'ingrossamento, si deformano e cadono.
"L'anno scorso - conferma Vittone - nei campi colpiti abbiamo già registrato perdite fino al 30% della produzione. Ma nel Modenese, dove l'insetto è arrivato un anno prima, è andata persa l'80% della produzione di pero".
Da quando la H. halys è stata rinvenuta per la prima volta in Piemonte nel 2013, i ricercatori in collaborazione con tecnici e produttori stanno cercando strategie di difesa per proteggere le produzioni agrarie. Negli Stati Uniti, gli operatori hanno adottato il metodo del pistolero, cioè 10-12 insetticidi l'anno per bloccare la diffusione dell'insetto; un metodo però che non solo non ha limitato la cimice ma ha anche alterato gli equilibri dell'agro-ecosistema. L'agroalimentare piemontese si regge sull'eccellenza qualitativa e sulla sicurezza alimentare, che sono il risultato di un sistema di produzione eco-sostenibile basato su protocolli di difesa integrata o biologica messi a punto dal Servizio fitosanitario della Regione. "Non possiamo lasciare che quest'insetto alieno mini le fondamenta del nostro sistema agroalimentare" sottolinea Vittone.

Nei laboratori Agrion di Manta, Boves e Cravanzana, gli insetti sono allevati e alimentati in box per studiarne la biologia nelle più disparate condizioni di temperatura, umidità e alimentazione. Parallelamente, per studiare l'etologia della cimice, si lavora in semi-campo, nelle aziende sperimentali, dove gli insetti vivono in manicotti di rete, allestiti sulle diverse specie.
In questi giorni ad esempio stiamo scoprendo che H. halys è particolarmente ghiotta di nettarine. Nel pescheto le trappole di aggregazione non riescono a catturare gli insetti, perché le cimici sono più attirate dai frutticini di pesco che non dal richiamo della trappola!
Vittone continua: "Gli insetticidi, oltre a compromettere gli equilibri ambientali, sono di scarsa efficacia. Gli insetticidi biologici, quali il piretro o lo spinosad, sono acqua fresca e non ci sono differenze significative con quelli di sintesi. Questa cimice è tosta. In una prova in semi-campo con Actara, uno degli insetticidi raccomandati dagli americani, abbiamo raccolto 100 individui moribondi: dopo 48 ore, 80 di questi erano di nuovo vivaci. Nei casi migliori, alcuni insetticidi mostrano una buona azione di contatto sugli insetti in pianta. Ma il problema della cimice è che questa si sposta da una coltura all'altra, per cui è in grado di reinfestare facilmente un campo anche "trattato" da poco".
Le prospettive della ricerca
Interessanti sono i risultati relativi all'impiego delle reti anti-insetto che circondano i frutteti e che appaiono come lo strumento più efficace per alzare una barriera che tenga fuori gli adulti. Bisogna però metterle in posa nei prossimi giorni, prima che le uova vengano deposte all'interno. Queste difesa "meccanica" è realizzabile per i frutteti e gli ortaggi in coltura protetta. Restano fuori i cereali e il nocciolo.
La linea di ricerca più impegnativa ma più promettente è l'individuazione di limitatori naturali, sulla falsa riga di come si è intervenuti con successo sul cinipide del castagno. Il gruppo di lavoro costituito da Agrion, Disafa dell'Università di Torino, SFR della Regione Piemonte, altri Centri di ricerca a livello nazionale, sta cercando di individuare e valutare l'efficacia di limitatori naturali autoctoni. Sono state individuate già alcune specie di insetti presenti sul territorio, che parassitizzano H. halys. L'efficacia è apparsa finora modesta: poche uova abortite sulle 28 deposte. Come nel caso del castagno, dove si era importato il limitatore naturale dal Giappone, anche in questo caso occorrerà guardare ai limitatori naturali che tengono a bada le cimici nei paesi di origine.
In una situazione di emergenza, la H. halys ha dalla sua parte pure il fatto che nel 2016 il gruppo di ricerca non dispone delle risorse finanziarie per affrontare il problema. I bandi di ricerca della Regione e dell'Unione Europea saranno infatti operativi solo dal prossimo anno.
"Per non darla vinta all'H. halys– conclude Silvio Pellegrino, direttore di Agrion - ci siamo rivolti alle Fondazioni bancarie e alla Camera di Commercio di Cuneo, sempre attente ai bisogni dell'agroalimentare e dell'ambiente. E' stato presentato un progetto di ricerca applicata, monitoraggio e difesa per arginare l'ondata di attacco di quest'anno e porre le basi per una soluzione efficace e duratura a questa nuova emergenza".
Si ringrazia Silvio Pellegrino per le foto.
Contatti:
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