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Il peperoncino calabrese teme la concorrenza sleale

"Il problema del peperoncino calabrese è che troppo spesso viene confuso con quello estero. Se del peperoncino viene importato dall'India e confezionato in Calabria, ecco che, come per magia, diventa Made in Calabria. Ma non è la stessa cosa".

Giuseppe Lombardo è un produttore di Melicucco (Reggio Calabria) che abbiamo incontrato la scorsa settimana a Verona, al Fruit&Veg System. Dal punto di vista commerciale da un lato è ottimista e infatti sta facendo investimenti per migliorare gli impianti, dall'altro nota che c'è tanto prodotto di importazione che il consumatore non riesce a distinguere.


Anna Cerbarano e Giuseppe Lombardo

"La resa del peperoncino fresco – dice Lombardo – rispetto a quello essiccato, è del 10 per cento. I volumi mossi quindi sono notevoli, circa 50 tonnellate nel nostro caso, ma poi assistiamo al calo del 90 per cento del peso. Il prodotto viene messo a essiccare a 40°C per 72 ore per non intaccarne le proprietà nutritive. Nel 2016 acquisterò un ulteriore forno per poter aumentare la produttività aziendale".


Peperoncino intero essiccato della ditta Lombardo di Melicucco (RC).

Lombardo racconta che già suo nonno coltivava il peperoncino in quanto è una tradizione di lunga data. Gli anziani ricordano di come, ai loro tempi, quando ancora non c'erano i frigoriferi, le carni mescolate a peperoncino si mantenevano più a lungo grazie a una blanda azione batteriostatica. Era perciò un conservante naturale, mentre oggi viene apprezzato come aromatizzante e per quel gusto in più che conferisce alle pietanze. "Senza dimenticare – gli fa eco la moglie Anna Cerbarano – che il nostro peperoncino di Calabria è intenso, ma non forte".

Entrando nel dettaglio della coltivazione, l'impianto viene rinnovato ogni anno. E' una coltura che soffre i ristagni idrici, per questo nelle zone piuttosto siccitose della Calabria trova la sua massima espressione. In aprile si effettua il trapianto e a fine luglio comincia la raccolta.

Foto accanto: peperoncino polverizzato e frantumato, due diverse tipologie da usare in cucina

"Il peperoncino migliore – afferma Lombardo – è quello che giunge alla piena maturazione così da risultare perfetto per essere essiccato. Viene raccolto con il picciolo e poi lavato. Di seguito si toglie il picciolo e lo si taglia a metà, nel senso della lunghezza. Si passa poi all'essiccazione e, dopo aver tolto il 90 per cento dell'acqua che lo compone, si effettua la frammentazione o la polverizzazione, vale a dire le due principali forme in cui lo si trova in vendita".

"Quest'anno – conclude l'agricoltore – vorrei anche acquistare un'attrezzatura che ci permetta di meccanizzare la fase di depicciolatura".