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Piu' del made in Italy, nella Russia post-embargo sara' vincente il made with Italy

Se e quando l'embargo finirà e l'Italia potrà tornare ad esportare prodotti ortofrutticoli verso la Russia, difficilmente si tornerà alle cifre pre-embargo. Il perché lo spiega Alexey Pilko, direttore dell'Eurasian Communication Center, intervenendo venerdì scorso (6 maggio) al forum Italia-Russia durante il Fruit&Veg System.


Alexey Pilko, direttore dell'Eurasian Communication Center.

"E' cambiata la struttura del mercato ortofrutticolo eurasiatico – spiega Pilko – perché sono cambiati i paesi coinvolti (nell'import/export, ndr). L'Italia è uscita, ma è entrata ad esempio la Cina, che da tempo spingeva per avere un ruolo nella regione".

"Con l'embargo – spiega invece Angiolino Lonardi, direttore editoriale di Eurasiatx - la Russia ha scoperto di avere una dipendenza insostenibile dall'import", così nuovi player si sono fatti avanti, come parte della strategia di substitution import, e sono partiti nuovi investimenti produttivi in quella sterminata nazione eurasiatica dove si concentra il 50% delle terre agricole ancora inutilizzate e incontaminate.


Il forum Italia-Russia al Fruit&Veg System.

Il risultato tuttavia è che, riprende Pilko, "se per alcuni paesi è cresciuta la presenza dei propri prodotti ortofrutticoli sui mercati russi e circostanti, la qualità è invece diminuita e quella attuale non soddisfa i consumatori locali, i quali invece chiedono prodotti di qualità, come quelli italiani".

Una buona notizia per l'Italia? Ni. Precisa infatti il direttore dell'Eurasian Communication Center che oggi "per l'esportazione in Russia, oltre all'embargo c'è il problema del cambio Euro-Rublo (particolarmente sfavorevole per quest'ultima valuta, ndr). Pertanto, pure se fossero rimossi i divieti all'importazione, non è detto che gli scambi di prodotti ortofrutticoli ripartirebbero, perché oggi acquistare prodotti italiani sarebbe troppo costoso. La soluzione è la produzione diretta in Russia" e, sottolinea lo stesso Pilko, "in questo momento l'esportazione di know-how e tecnologie è particolarmente importante"; know-how e tecnologie in cui l'Italia eccelle.

Tradotto: ancor più che di made in Italy, in Russia ora c'è fame di tecnologia per consentire alla propria agricoltura di fare il salto di qualità. Al riguardo, la politica russa ha avviato un interessante programma di sostegno agli investimenti esteri nel settore dell'agroalimentare, con attenzione sia alle opere irrigue sia all'espansione delle superfici coperte a serre; investimenti in cui sono coinvolti anche italiani.


Angiolino Lonardi, direttore editoriale di Eurasiatx.

Quello che il sistema Italia dovrebbe fare, secondo Torrembini, vicepresidente del Gruppo imprenditori italiani a Mosca, "è proporre progetti unitari a favore del settore ortofrutticolo, con filiere aggregate, dalle tecnologie al prodotto, passando anche per il know how; ci sono margini di crescita significativi e le tecnologie agricole sono uno degli aspetti sui quali spingere. Oggi la Russia, sia per le serre che per le sementi, si rivolge innanzitutto ai Paesi Bassi e ai suoi centri di ricerca", ma l'Italia potrebbe aver qualcosa da dire al riguardo, con il suo made with Italy.