
Coltivazione di uva in Cile
Mele
Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, l'export cileno di mele da gennaio a settembre 2015 ha registrato una diminuzione di ben il 23,5%, con prezzi del 2,7% più bassi. Per quest'anno (stagione 2015/16) è attesa una riduzione delle superfici piantate a meleti del 10%, con i frutticoltori che si stanno orientando verso colture più redditizie, come ciliegie e pere.
In totale sono circa 36.200 gli ettari di meleti in Cile: 29mila di mele rosse, poco più di 7mila di mele verdi, con due regioni che rappresentano la quasi totalità della produzione melicola cilena: Maule (62.1%) e O'Higgins (25,5%).
Tra le varietà coltivate troviamo un gran numero di mele rosse, dalle Royal Gala (che rappresentano il 24% della produzione di mele rosse), Fuji (8%), Pink Lady (8%), Red Chief (7%), Scarlett (7%). Tra le mele a buccia verde, invece, sono le Granny Smith a primeggiare, tant'è che rappresentano il 97% di questo tipo di produzione. La tendenza è quella di piantare sempre più varietà come la Royal Gala e derivate della Fuji perché colorano meglio e resistono bene a un meteo instabile (quest'anno accentuati a causa del fenomeno El Niño).
Il consumo nazionale di mele, in Cile, è in crescita dal 2003. Se allora ogni cileno mangiava in un anno 11 chili di mele, nel 2013 si era arrivati a 14 chili pro capite e la stima è che il consumo nazionale complessivo arriverà a 252mila tonnellate l'anno.
La maggior parte delle sue importazioni, il Cile le riceve dagli Stati Uniti, paese dal quale, nel periodo gennaio-settembre 2015, ha importato 861 ton, mostrando un aumento dell'85% rispetto all'anno precedente
Sull'export, sono sempre gli Stati Uniti i migliori clienti; lì viene destinato il 14% delle mele cilene che lasciano il paese; quest'anno però c'è stata una riduzione del 35,1%; diminuiscono anche le spedizioni verso altre destinazioni, come la Colombia (-10,7%) e i Paesi Bassi (-33,7%).

Andamento dell'export cileno di uva da tavola. Clicca qui per vedere il grafico a dimensioni maggiori (Fonte: USDA su dati Servicio Nacional de Aduana)
I traders ritengono che il rafforzamento del dollaro renderà le mele cilene sempre più attraenti per quel mercato; d'altro canto però si teme che prezzi internazionali più bassi e maggiori stock nei mercati di destinazione faranno diminuire l'export. Da tenere sotto controllo il mercato russo che, per via dell'embargo sulle merci occidentali, ha importato dal Cile 26mila ton di mele, con una crescita del 77,4% rispetto all'anno precedente. E' cresciuto anche l'export verso l'Arabia Saudita (39.446 ton, +17,8%) e verso la Cina (22.323 ton, +41,2%).
Uva da tavola
La produzione cilena di uva da tavola è concentrata nelle regioni dell'Atacama e del Maule, con in vetta O'Higgins e Valparaiso che rispettivamente rappresentano il 25,4 e il 22,2% delle superfici coltivate a uva. Le varietà principalmente coltivate sono la Red Globe (24,3%), e le senza semi Thompson (23,8%) Crimson (16,8%), Flame (15,6%) e Superior (6,4%).
A marzo 2015, le inondazioni registrate nella Valle del Copiapo hanno portato alla perdita di 700 ettari coltivati a uva da tavola, cui vanno aggiunti i 190 ettari colpiti dalla neve caduta nella stessa valle a luglio (fatto abbastanza inusuale per un'area solitamente simile a un deserto); nonostante questo si stima che il reimpianto di 600 ettari abbia permesso di limitare i danni. Nelle regioni centrali invece è stato El Niño a causare qualche preoccupazione, con diverse epidemie fungine.
Come per le mele, risulta in crescita anche il consumo nazionale di uva da tavola. Nel 2003 ogni cileno ne mangiava in media 6,7 chili contro i 7,8 del 2013.
L'export è cresciuto tra il 2014 e il 2015 di un 4% in media, ma i prezzi sono stati più bassi. Ancora una volta ,sono gli Stati Uniti a rappresentare la destinazione preferita: negli States va il 45% dell'uva da tavola che lascia il Cile. Seguono Cina (12%) e Paesi Bassi (8%). Se l'esportazione verso gli Stati Uniti e verso la Cina è cresciuta rispettivamente dell'11,2 e del 14%, nel caso dei Paesi Bassi è invece diminuita del 7,2%.

Andamento dell'export cileno di uva da tavola. Clicca qui per vedere il grafico a dimensioni maggiori (Fonte: USDA su dati Servicio Nacional de Aduana)
Si stima che nella prossima campagna 2015/16, sempre grazie al cambio favorevole con il dollaro, l'export verso gli Stati Uniti crescerà, mentre non si aspettano nel complesso grossi cambiamenti nei volumi destinati all'export. Com'è per le mele, diversi agricoltori stanno poi orientandosi verso colture più redditizie.
Pere
Il 97% della produzione cilena di pere è concentrata in tre regioni: O'Higgins (57,2%), Maule (30%) e Metropolitana (9,6%), mentre un ettaro su 3 (esattamente il 36%) è dedicato alla coltivazione della varietà Packam's Triumph; seguono Abate Fetel (17,6%), Forelle (11%), Coscia (7,9%) e Beurre Bosc (6,3%). Sempre più produttori si stanno orientando verso questa coltura che, a differenza di mele e uva da tavola, risulta più remunerativa; pertanto si stima che per la stagione 2015/16 sia produzione sia esportazioni cresceranno, raggiungendo rispettivamente 300mila e 158mila ton.
Nella stagione 2014/15 l'importazione in Cile di pere straniere è più che raddoppiata fino a 228 ton, con origine da due sole nazioni americane: Stati Uniti e Argentina (quest'ultimo un nuovo mercato d'approvvigionamento).

Andamento dell'export cileno di uva da tavola. Clicca qui per vedere il grafico a dimensioni maggiori (Fonte: USDA su dati Servicio Nacional de Aduana)
L'export è cresciuto del 18,8%, con prezzi medi in calo dell'8,2%. Il 19% delle pere cilene prende le rotte dei Paesi Bassi (26.676 ton nell'ultima stagione, +35,7%), il 14% va in Colombia, il 14% negli Stati Uniti (19.025 ton, con una crescita del 20,4%) e il 12% all'Italia.