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Il baby food a base di frutta e verdura scoraggia i bambini dal consumo di ortofrutta

Sembra paradossale, ma il cibo confezionato per bebè che si presenterebbe come un pratico modo per introdurre frutta e verdura nella loro dieta sin nei primi mesi di vita in realtà li allontanerà, in età scolare, dall'apprezzare i veri frutti e ortaggi.

E' quanto emerge da uno studio dell'Università di Glasgow (Scozia), i cui ricercatori hanno analizzato 329 prodotti per l'infanzia, riscontrando l'uso di agenti dolcificanti (in media, un contenuto del 3-7%), oppure la scelta di frutta e ortaggi naturalmente dolci (come le carote invece che gli spinaci, tanto per fare un esempio).

Secondo Ada Garcia, che ha guidato la ricerca, sebbene le industrie riconoscano chiaramente la richiesta di prodotti salutari per l'infanzia, la pressione commerciale li spinge a rendere tali prodotti il più possibile gradevoli al palato. Il tutto si risolve in un'uniformità di aromi e in una "diseducazione" del gusto infantile, creando generazioni di bambini incapaci di accettare sapori più amarognoli o meno zuccherini.

Ecco perché i nutrizionisti suggeriscono alle famiglie, in alternativa ai baby food confezionati, di preparare a casa le pappe di frutta e verdura, ottenendo cibo non artificialmente dolcificato.



I risultati della ricerca condotta su 329 baby food etichettati come contenenti frutta o verdura (o entrambi) sono i seguenti:
  • I nomi di frutta nelle etichette risultano più comunemente presenti che non i nomi di verdure.
  • Il succo di frutta è aggiunto al 18% di prodotti, con un contenuto medio di 15 grammi di succo aggiunto su 100 grammi di prodotto.
  • Il contenuto medio di frutta e verdura varia dal 94% per i prodotti dolci al cucchiaio fino al 13% per quelli secchi.
  • Gli ingredienti più comuni citati sono: mela, banana, pomodoro, mango, carote e patate dolci.
  • Gli ortaggi a foglia sono utilizzati raramente.
  • Gli alimenti oggetto dello studio includevano mediamente tre frutti o tre ortaggi per prodotto.
  • La maggior parte degli alimenti per l'infanzia sono indicati per età dai quattro mesi, il che rispetta la normativa UE, ma contraddice le raccomandazioni dell'OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità circa l'età appropriata di svezzamento.
"Vale la pena notare - ha sottolineato la d.ssa Garcia - che il contenuto medio di zuccheri negli alimenti commerciali per bambini rispecchia quello del latte materno. Quindi, se un bambino di 6-8 mesi di età assume 303 grammi di omogeneizzati (secondo la raccomandazione dell'OMS per quella fascia d'età circa l'assunzione di 200 kcal/giorno da alimenti complementari), avrebbe assunto il 40% dell'energia giornaliera dagli zuccheri totali contenuti nella pappa (20,6 g/giorno di zucchero in totale, che ammonta a un totale di 82 kcal provenienti dagli zuccheri). Tuttavia, a prescindere dalle raccomandazioni dell'OMS, non sappiamo se questo sia uno schema realmente salutare per l'inserimento di cibi complementari nella dieta dell'infante".

Quel che è certo, secondo i ricercatori, è che un uso elevato di omogeneizzati a base di frutta e verdura nei primi mesi di vita del bambino è associato a un minore consumo di frutti e ortaggi durante l'età scolare. Il rischio è dunque quello che i genitori, nell'intento di alimentare i maniera sana i propri figli, rinforzino in realtà la preferenza dei piccoli per i sapori zuccherini. Educarli da subito agli alimenti freschi non addizionati di zucchero, invece, influenzerà anche le loro scelte alimentari future.

Lo studio dell'Università di Glasgow, dal titolo "Types of fruits and vegetables used in commercial baby foods and their contribution to sugar content" è stato pubblicato nella rivista Maternal & Child Nutrition.