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Arriva in Italia il coleottero Popillia japonica, specie esotica da quarantena: primi rilevamenti lo scorso luglio

Le dichiarazioni dell'entomologo Mario Colombo dell'Università di Milano erano apparse su La Repubblica il mese scorso: "Popillia japonica attacca soprattutto il pomodoro; ovvero il prodotto ortofrutticolo principale della Piana del Sele, dove sono coltivati oltre mille ettari, e dell'Agro nocerino-sarnese, dove viene lavorato l'85% delle conserve industriali italiane. L'arrivo di questo nuovo alieno rischia di mettere in crisi uno dei comparti agroalimentari più importanti del centro-sud".

Visto l'allarme, lanciato per ora dalla Coldiretti della Lombardia, FreshPlaza ha approfondito la questione del coleottero parassita Popillia japonica con i ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa), Entomologia generale e applicata, Università degli Studi di Torino.

L'entomologo Alberto Alma dell'Università di Torino spiega: "Nel luglio 2014 il Settore Fitosanitario Regionale del Piemonte, in collaborazione con l'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del lago Maggiore, ha predisposto un piano di monitoraggio e raccolta di Popillia japonica al fine di verificare l'area interessata dall'infestazione tramite l'utilizzo di trappole per la cattura massale".

"Popolazioni del fitofago sono state rinvenute nei comuni di Pombia, Marano Ticino, Oleggio, Bellinzago, Cameri e Galliate, in provincia di Novara, su diverse essenze vegetali, quali olmo, pioppo, vite, nocciolo, gelso, quercia, soia, pomodoro, iperico, rovo, Reynoutria japonica, ortica, enotera, Prunus serotina, luppolo, salcerella, rosa canina e malva”.

Che cos'è Popillia japonica?
Popillia japonica, conosciuto come coleottero scarabeide del Giappone, è un insetto esotico originario del Giappone, introdotto accidentalmente negli Stati Uniti nel 1911 e segnalato per la prima volta in Europa nelle Isole Azzorre (Portogallo) nel 1970. Nel 2014 la specie è stata rinvenuta all’interno del Parco del Ticino nelle province di Novara e Milano. Il parassita è stato inserito fra le specie da quarantena, riportato nella direttiva 2000/29 CE e nelle liste di allerta dell'Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (EPPO).

Quali sono le peculiarità del suo ciclo biologico?
Alle nostre latitudini compie il ciclo biologico in un anno, con svernamento allo stadio larvale. Gli adulti compaiono nei mesi estivi, con raggiungimento del picco di popolazione intorno a metà-fine luglio, e vivono in media 4-6 settimane. Dopo essere emersi dal terreno si spostano sulle piante ospiti dove iniziano immediatamente a nutrirsi e ad accoppiarsi, preferendo le esposizioni soleggiate. Le femmine, nell'arco della loro vita, depongono circa 40-60 uova nel terreno, privilegiando in genere i prati umidi di graminacee. Una volta schiuse le uova, le larve si alimentano a carico delle radici. Nei mesi invernali la popolazione, composta in prevalenza da larve di III età, staziona nel terreno ad una profondità variabile tra i 10 e i 25 cm.

Quali sono le specie ortofrutticole ospiti?
E' una specie caratterizzata da una spiccata polifagia. Negli Stati Uniti è segnalata su circa 300 specie vegetali ed è considerata dannosa su oltre 100 piante, sia spontanee che coltivate, in ambito agro-forestale e ornamentale. In particolar modo per il settore ortofrutticolo in bibliografia vengono riportate segnalazioni a carico di alberi da frutto (pomacee, drupacee), vite, nocciolo, piccoli frutti, colture di pieno campo (mais, soia, erba medica) e ortive (pomodoro, fagiolo, asparago, zucchino).

Quali sono i sintomi della sua presenza e quali sono i danni per le specie ortofrutticole?
Il danno causato dagli adulti è costituito da erosioni più o meno intense a carico delle foglie (sono risparmiate in genere le nervature), dei fiori e anche dei frutti. Per via di uno spiccato comportamento gregario è possibile trovare decine o centinaia di coleotteri su una singola pianta o su un gruppo di piante vicine intenti a nutrirsi, causando gravi danni in brevissimo tempo, mentre altre piante della stessa specie, pur se collocate a poca distanza, risultano indenni. Le larve, invece, si nutrono a carico delle radici, preferibilmente di graminacee.

In Piemonte è da considerarsi un problema così come in Lombardia?
Sì, la specie è estremamente dannosa, data la sua polifagia, in tutti i siti oggetto di segnalazione. Su indicazione della Commissione Europea e del Comitato Fitosanitario permanente di Bruxelles, sulla base dei dati raccolti nel monitoraggio del 2014, con Determinazione Dirigenziale N° 83 A17080 del 23 febbraio 2015 è stata delimitata in modo ufficiale l'area attualmente infestata dall'insetto (area focolaio) nonché un'area tampone circostante.

Quali sono le strategie di lotta?
Il fitofago può essere contenuto tramite trattamenti insetticidi. Su colture agrarie e in vivaio, contro gli adulti potrebbero essere utilizzate sostanze attive, per contatto o ingestione, riportanti in etichetta i coleotteri fra gli insetti bersaglio. Negli Stati Uniti, contro le larve è stato sperimentato l'utilizzo di numerosi agenti di lotta microbiologica, tra cui batteri, funghi e nematodi. Purtroppo l'utilizzo di questi agenti biologici ha trovato grossi limiti nella pratica dovuti alla produzione di formulati efficaci, alle condizioni particolari di distribuzione (richiedono alti livelli di umidità nel terreno) e ai costi elevati per il trattamento di grandi superfici.

Ci sono ricerche in corso presso il vostro Dipartimento?
Al momento non sono in corso ricerche specifiche presso il Disafa. Tuttavia, con i campionamenti svolti nell'ambito del progetto "Studio e monitoraggio della biodiversità negli ambienti agricoli del Parco Lombardo del Ticino", il Disafa potrà contribuire a fornire e incrementare i dati relativi alla distribuzione del coleottero esotico.

Contatti:
Alberto Alma, [email protected]
Chiara Ferracini, [email protected]
Luciana Tavella, [email protected]
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (o semplicemente DISAFA), ULF Entomologia generale e applicata, Università degli Studi di Torino.