Radicchio di Treviso e Castelfranco, senza aggregazione non c'e' futuro
Non a caso per parlare a produttori, rappresentanti di Op e amministratori intervenuti un po' da tutto il Veneto, è stato invitato uno che di aggregazioni se ne intende: il direttore generale di Melinda, Luca Granata. Alla vigilia di una stagione che si preannuncia come la più ricca di sempre in termini di volumi e di offerta del pregiato ortaggio (le aree coltivate sono in aumento di almeno il 20%, nella zona dell'Igp), in un contesto di crisi economica che frena i consumi di tutto, alimentare compreso, Granata lo ha detto chiaro e tondo: "per chi si muove e lavora in ordine sparso, non c'è futuro".
"Granata ha parlato dell'esperienza di Melinda e ha spiegato che l'aggregazione è la formula vincente, anzi l'unica formula", spiega il direttore di Opo Veneto Francesco Arrigoni. "In una fase delicata, in cui c'è preoccupazione diffusa per la possibile risposta del mercato, soprattutto quello nazionale, è indispensabile unire gli sforzi dimenticando una volta per tutte i campanilismi".
Un concetto pienamente condiviso da Cesare Bellò, Consigliere Delegato di Opo Veneto e Vicepresidente del Consorzio di Tutela, il quale durante il convegno si è soffermato sull'ambizioso progetto presentato nell'ambito della Misura 133 del PSR, già approvato e finanziato, che vede uniti nove Consorzi di tutela di prodotti Igp e Dop regionali con l'obiettivo di progettare e realizzare attività promozionali e di valorizzazione delle produzioni a denominazione di origine.
Capofila del Progetto è proprio il Consorzio del radicchio Igp di Treviso e di Castelfranco, presieduto da Paolo Manzan (foto a destra); gli altri Consorzi ortofrutticoli coinvolti sono quelli del Radicchio di Chioggia, del radicchio di Verona, dell'insalata Igp di Lusia, dell'asparago di Badoere, dei produttori di marroni del Monfenera e dei produttori di marroni di Combai.
Una grande opportunità per valorizzare e far emergere sui mercati i prodotti di qualità certificata, a patto di riuscire a fare squadra nei fatti, non solo a parole: "Ascoltando Granata abbiamo capito che siamo lontani anni luce da un modello unitario, da una formula capace di esprimere adeguata massa critica - commenta Manzan - Granata ha toccato tutte le corde sensibili facendo emergere una realtà per certi versi paradossale: loro sono riusciti a differenziare un frutto che si produce in tutto il mondo, noi non riusciamo a differenziare un ortaggio che, sostanzialmente, facciamo solo noi..."
La platea, in ogni caso sembra aver colto il messaggio: "Adesso dobbiamo iniziare a progettare insieme, a pianificare produzione e promozione", dice Manzan. "Questo è basilare perché, avendo più materia prima, potremo vendere anche a chi, prima, non acquistava. Il radicchio ha un grande futuro davanti a sé, sta a noi cogliere tutte le opportunità. In quest'ottica stiamo valutando l'ipotesi di un brand affinché il nostro prodotto sia riconoscibile: la vendita sotto un unico marchio potrebbe essere la risposta per dare soddisfazione a chi opera lungo questa filiera."
Il presidente del Consorzio chiude con un aneddoto: "L'anno scorso, a dicembre, una catena distributiva ci ha chiesto una fornitura che non abbiamo potuto soddisfare perché non c'era prodotto; il mese dopo, quando di radicchio ce n'era in surplus, ci siamo fatti vivi noi, ma hanno declinato l'offerta dicendo che ormai la referenza era stata tolta dal listino!".
Autore: Mirko Aldinucci