Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Conversano (BA), mercoledi 1 giugno 2011 ore 10.00

"Convegno "Marchio e territorio: sinergia vincente per la ciliegia di Conversano e del Sud-Est barese"

Puglia regione capofila della produzione cerasicola italiana con buone performance nell’export in Europa e ottime chance di colpire i mercati arabi, ma per sbaragliare i competitor stranieri occorre puntare sul legame con il territorio, allargare la stagione produttiva e fare sistema. Se ne parlerà nel convegno "Marchio e territorio: sinergia vincente per la ciliegia di Conversano e del Sud-Est barese" che si svolgerà il 1 giugno alle 10 nella sala castello di Conversano, in provincia di Bari, promosso dal comune, dall’associazione sapori in Conversano e dalla provincia di Bari in collaborazione con l’Informatore agrario. L’incontro farà il punto sulle opportunità pugliesi e italiane nel comparto cerasicolo.

"La graduatoria dei prodotti agricoli pugliesi nel contesto nazionale vede al primo posto proprio le ciliegie con una media di 467 q per una superficie di quasi 17.000 ha, di cui 16.350 della sola provincia di Bari, la quale copre il 97,7% della superficie investita e il 96,6 dei quantitativi prodotti rispetto al totale regionale" dice Lorenzo Andreotti, giornalista de L’Informatore agrario.

La Puglia rappresenta circa l’80% del mercato cerasicolo italiano. In base a dati Ismea del 2009 nei 5 comuni del sud Barese di Conversano, Casa Massima, San Michele, Castellana Grotte e Turi, vi sono 5.000 ettari di ciliegeto, pari a 2.800 produttori e con un giro d’affari di 350 miliardi di euro lordi venduti che corrispondono al 60% della produzione regionale.

In base a dati forniti dall’Istituto per il commercio estero, negli ultimi 15 anni il valore dell’export della produzione cerasicola italiana è passato dai 4 milioni di euro del 2004 fino ai 38 del 2008, con una media che supera i 20 milioni. Se nel 2010 si è concentrato in Europa (con l’80% nei Paesi dell’Unione europea a 27) i Paesi con la massima quota di mercato sono Germania (42%), Svizzera (14%), Austria (14%), Spagna (11%), Slovenia (5%), Regno Unito (4%), Romania (2%), Francia (2%), Belgio e Paesi Bassi (1%).

In compenso l’Italia acquista ciliegie da tutto il mondo: l’import vede al primo posto la Spagna (33%), seguito da Turchia (32%), Francia e Cile (8%), Germania (7%), Grecia (5%), Austria e Argentina (2%) e Stati Uniti. "Interessanti le potenzialità, ancora inesplorate, per il nostro export nei Paesi Arabi" ha detto Giuseppe La Macchia, direttore dell’Ice per la Puglia.

Notevole la variabilità dei prezzi medi nell’export e nell’import. Se nell’export si è passati da 1,96 euro/kg (1999) a 3,57 euro/kg (2008) con un 2010 a quota 3,36 euro/kg, il prezzo medio dell’import negli ultimi anni si è attestato sui 2,50 euro. In particolare, la Spagna ha venduto ciliegie a un prezzo medio tra i 2,20 e i 2,40 euro/kg e la Turchia, competitiva per la capacità di diversificare varietà e zone di produzione contro i mutamenti climatici, è arrivata fino a 3,80 euro/kg nel 2008. Sono migliaia i nuclei familiari della provincia barese a cui la produzione delle ciliegie offre una consistente fonte di reddito. Il fabbisogno di lavoro per ettaro di ciliegieto specializzato è pari a circa 600 ore, l’85% delle quali assorbite nelle operazioni di raccolta. Considerando la produzione provinciale media di ciliegie e la produttività media del lavoro di raccolta, pari a 10-15 kg/ora/operaio, si deduce che il fabbisogno annuo di manodopera raggiunge 2,1 milioni di ore lavorative nell’arco temporale di 2 mesi circa.
Data di pubblicazione: