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Capriglio (AT) e il suo peperone: una storia da raccontare

Un peperone dall’anima nobile, quello di Capriglio, in provincia di Asti. Davvero "un cuore di peperone" che, oltre a dare questo nome all’associazione che raggruppa gli attuali 14 produttori in onore della sua caratteristica forma di cuore, compie un grande atto di riconoscenza e gratitudine verso i due patroni morali (ed economici) del suo Presidio, formalmente riconosciuto il 22 ottobre 2010, in occasione dell’edizione del Salone del Gusto a Torino Lingotto, organizzato da Slow Food (e già dichiarato "prodotto tradizionale" nel 2002 dalla Regione Piemonte).

Lunedì 11 aprile prossimo, alle 16, nel Salone Consiliare di Capriglio, avverrà il conferimento ufficiale della Cittadinanza Onoraria (deliberata all’unanimità dal Consiglio Comunale il 30 marzo) a Carlo Petrini (Fondatore Slow Food e Presidente del Movimento Internazionale) e Antonio Bertolotto (Amministratore Delegato della Marcopolo Engineering SpA), a testimonianza del rispettivo impegno speso a favore dell’ingresso del Peperone di Capriglio nella famiglia dei Presidi Slow Food (oltre 300 a livello internazionale).


Mario Sacco, presidente Camera Commercio di Asti, Raffaella Firpo presidente dell'associazione "Un cuore di peperone" e Giovanni Carlo Barberis primo cittadino di Capriglio.

Quasi una favola che parte dagli orti di un Monferrato più riservato e schivo, in cui il verde campeggia a tratti selvatico, ma anche incontrando la mano rispettosa di uomini, e pure di donne, innamorati della terra. Un po’ com’è avvenuto per Raffaella Firpo che, abbandonando una cattedra di italiano e storia in un importante Istituto Tecnico torinese, ha scelto l’agricoltura biologica e si è inserita a pieni voti nella comunità caprigliese, arrivando alla carica di consigliere comunale e poi presidente dell’associazione dei produttori che, con lei, condividono un denominatore comune: il Peperone di Capriglio.

Lo start-up di questa storia recente è composto da una manciata di aziende agricole che iniziano, alla sequela di Raffaella, il lavoro di recupero e selezione della semente della cultivar del peperone locale: si individuano così le coltivazioni che hanno conservato uniformità del prodotto e corrispondenza con le caratteristiche della varietà, e si preleva il seme da usare per la riproduzione in tutti i campi esclusivamente da queste.



Il secondo passaggio per salvaguardare il peperone è la costituzione ufficiale un gruppo di produttori: come da manuale Slow Food, viene così fondata una "Comunità del Cibo", composta proprio dai produttori della cultivar, che partecipa attivamente all’edizione 2008 di "Terra Madre", ospitando anche una delegazione di produttori colombiani e coinvolgendo così tutta la popolazione caprigliese in quello che si caratterizza anzitutto come un momento di festa e di solidarietà.

Da questa ulteriore spinta emotiva nasce l'idea di costituire un vero e proprio Presidio Slow Food, sia per preservare una tradizione tramandata negli anni riproponendola ai consumatori, sia per evitare lo spopolamento del territorio e stimolare nuovi giovani ad un ritorno all’imprenditoria agricola, così com’è avvenuto nel corso della storia associativa, giungendo fino agli attuali 14 soci. Un progetto importante, fortemente sostenuto dal Comune di Capriglio.

L’incontro che "mette le gambe" all’iniziativa avviene all’inizio del 2010 quando, con la collaborazione di Slow Food, il gruppo dei produttori entra in contatto con Marcopolo Environmental Group, un’azienda cuneese impegnata nel settore delle energie rinnovabili, all'avanguardia nel recupero ambientale delle produzioni e degli ambienti di coltivazione. L'idea di un Presidio dedicato al Peperone di Capriglio trova subito il loro favore: così, oltre a sostenere economicamente l'avvio del progetto, il nuovo Partner decide di impegnarsi attivamente per migliorare il livello delle coltivazioni locali. Nasce così una collaborazione virtuosa e diretta tra i produttori del Presidio e i tecnici della Marcopolo, che si protrae per tutta la stagione produttiva 2010.

L’intervento consiste nell’applicazione dell’Humus Anenzy (un preparato microbiologico naturale) ai campi di peperone, studiandone poi il processo di miglioramento spontaneo dei terreni, di contrasto allo sviluppo di parassiti e l'incremento di qualità nella produzione.
Data di pubblicazione: