Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Biocarburanti? Difficile realizzarli in Italia

I biocarburanti rappresentano un’opportunità per tentare di ridurre la dipendenza dal petrolio. Ma su questo fronte ci sono ancora molti nodi da sciogliere legati ai target fissati da Bruxelles e ai costi. Questi in sintesi i risultati di uno studio realizzato da Nomisma Energia per conto dell’Unione petrolifera.
 
"Attualmente - ha spiegato Davide Tabarelli, di Nomisma Energia, presentando la ricerca - i consumi di biocarburanti contano per il 2,3% dei consumi mondiali di carburanti e nella migliore delle ipotesi potranno arrivare a coprire il 6% del totale. Brasile e Stati Uniti - che insieme coprono il 92% della produzione mondiale di bioetanolo e l’11% di biodiesel - sono i Paesi in cui si sono registrate le esperienze di maggior successo. L’Europa ha scelto un’altra strada: la Commissione ha posto degli obiettivi di miscelazione che, per il 2010, sono indicativamente del 5,75%, e salgono al 10% nel 2020".
 
Secondo le stime di Nomisma, sarà difficile centrare questo target. "In Italia - ha spiegato Tabarelli - per raggiungere l’obiettivo indicato dall’UE al 2010, servirebbero 2,1 milioni di ettari di superficie agricola, quando il potenziale teorico è di 0,6 milioni. Ciò comporterà un massiccio ricorso alle importazioni, che annullerà qualsiasi vantaggio ambientale". L’analisi del ciclo di vita dei carburanti evidenzia infatti che in Europa il bioetanolo prodotto da mais dà 1,2 unità di energia per ogni unità di energia utilizzata per produrlo. In Brasile si raggiungere l’otto, mentre per il biodiesel da girasole si arriva a 2,5. Nel caso di importazioni, dunque il bilancio diventa negativo spiegano da Nomisma Energia perché il risparmio di Co2 verrebbe compensato dalle emissioni del trasporto.
 
Ma tra biodiesel e bioetanolo qual è il carburante più conveniente? Secondo gli esperti di Nomisma il biodiesel ha costi inferiori sui prezzi finali dei carburanti miscelati visto che il bioetanolo ha prezzi più alti sulla rete di distribuzione. Nel caso di un utilizzo equilibrato tra i due combustibili l’impatto per i consumatori dovrebbe aggirarsi sui 0,5-2 centesimi al litro nel 2020, un valore che tiene conto degli investimenti sulla rete, dei maggiori costi di produzione e delle minori entrate all’erario dovute agli incentivi. Proprio la necessità di non incidere sui prezzi impone secondo Nomisma Energia uno sviluppo tecnologico verso biocarburanti di seconda e terza generazione derivati dalla cellulosa e dalle alghe.
 
Ma a monte di tutto, almeno per quanto concerne l’Italia, c’è l’inadeguatezza delle regole. Il meccanismo dei certificati introdotti nel 2007 con le direttive europee e non ancora funzionante a metà 2008 fa capo al Ministero delle politiche agricole, a quello dello Sviluppo economico per le sanzioni e a quello dell’economia per i contingenti defiscalizzati. Troppo "complicato", conclude Nomisma e ciò ne rende "impossibile il funzionamento".