Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Agire su piu' fronti

Michelangelo Rivoira sulla crisi della frutticoltura

Fonte: giornale "Nuova Agricoltura Piemonte", organo della Cia Confederazione

Al capezzale della nostra frutticoltura si sono presentati in tanti in questi mesi, suggerendo vari rimedi; abbiamo ritenuto importante sentire il parere uno dei maggiori esperti nazionali di frutticoltura, grande produttore e, soprattutto, leader nazionale nell’esportazione di frutta, il verzuolese Michelangelo Rivoira.

D. Ci troviamo davvero di fronte ad una prospettiva futura disastrosa per i nostri frutticoltori?
R. Seppur è fuori discussione che il settore sta attraversando un periodo di difficoltà ci sono, invece, tutte le possibilità di recupero. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di una annata davvero speciale in negativo: dal caso Escherichia coli in prima estate, all’andamento stagionale che ha concentrato le raccolte per quasi tutte le produzioni nell’intera Europa, all’anomalo mese di luglio piovoso e con basse temperature, alla crisi economica che si sta facendo sentire nelle tasche dei consumatori mi pare che una situazione peggiore non era nemmeno nell’immaginario più fosco. Ma piangerci addosso non è che serva molto. Allora si tratta di non perdere tempo, rimboccarci le maniche e trovare le soluzioni che ci sono.


Michelangelo Rivoira

D. Quali i rimedi a suo avviso?

R. In primo luogo non pensare che il ricorso a finanziamenti pubblici (che, comunque, è bene che arrivino) sia la soluzione del problema. Sappiamo che i sostegni europei si stanno riducendo, che su quelli italiani non possiamo fare grande affidamento stante la situazione del Paese, si tratta allora di chiedere all’ente locale, Regione, provincia in primis, che completino al più presto le infrastrutture che da troppi anni sono in cantiere. Penso in primo luogo all’autostrada ed al tracciato Cherasco-Alba ancora in alto mare, percorso indispensabile per collegare il cuneese al mercato nazionale ed internazionale.

Ma penso anche all’urgenza di dare una svolta al comparto frutticolo provinciale: la concorrenza internazionale aumenta sempre di più, la domanda è sempre più concentrata e, nel contempo, la nostra offerta rimane troppo frazionata. Nel solo cuneese ci sono attualmente 100 ditte, la maggior parte di piccola dimensione, che esportano frutta a fronte delle poche unità che caratterizzano l’export spagnolo, tedesco e di altre nazioni concorrenti.

D. Quindi è urgente, come la Cia chiede da tempo, che si affrontino a livello nazionale i problemi di fondo della frutticoltura: commercializzazione, programmazione, ricerca, distribuzione…
R. La parcellizzazione dell’offerta frutticola è un cronico male del nostro Paese per cui assistiamo da anni a perdite di importanti mercati esteri da parte dell’Italia. Non può essere rinviata ulteriormente l’adozione di provvedimenti normativi che, in primo luogo, favoriscano le aggregazioni e, conseguentemente, facciano rispettare gli obblighi della concentrazione organizzativa dei prodotti frutticoli.

Un altro passaggio altrettanto importante è la necessità che il frutticoltore diventi sempre di più imprenditore producendo frutta di qualità, intendendo con questo un prodotto di buona pezzatura, di un colore sufficientemente attraente e, soprattutto, di buon sapore e gusto. Se non si adottano queste scelte si va verso la disaffezione del consumatore alla frutta con la conseguenza che il produttore rimarrà sempre di più l’anello debole della filiera, schiacciato tra i costi produttivi crescenti ed i bassi prezzi della Grande Distribuzione Organizzata. Insomma è necessario che il frutticoltore qualifichi di più e meglio la sua produzione con l’abbattimento delle varietà superate per fornire il consumatore di un prodotto di alta qualità.

Certo in questa operazione il ruolo della ricerca è di fondamentale importanza e sotto questo aspetto Cuneo, ed il Piemonte, hanno la fortuna di avere quello che, per me, è il miglior centro di ricerca in Italia, il CReSO che va fortemente sostenuto stante la sua funzione strategica. Il mondo agricolo tutto, sia nella componente politica, tecnica ed anche in quella sindacale e professionale, deve in momenti come questi rimboccarsi le maniche e non sperare che il problema si risolva da solo. Non possiamo continuare a contare sulle disgrazie degli altri, come sovente fatto nel passato: il gelo, la grandine, qualche patologia in altri Stati o regioni, per tirare avanti.

D. Parliamo un attimo della sua azienda, di produzione e di lavorazione per l’export, davvero all’avanguardia mondiale.
R. Per restare nel solo campo delle mele realizziamo la coltivazione su una superficie di 700 ettari. Un 20% del prodotto commercializzato viene raccolto su terreni di nostra proprietà, mentre il resto viene conferito dai soci, che sono circa 200. Le esportazioni del nostro gruppo rappresentano oltre il 50% di tutte le esportazioni di mele piemontesi. Le nostre principali destinazioni sono storicamente costituite da Medio ed estremo Oriente, Nord Africa e Sud America. Per quanto riguarda le varietà "club", abbiamo ottenuto l'esclusiva per l'Europa e il Medio Oriente relativamente a una varietà selezionata in Canada e chiamata "Ambrosia". Si tratta di un frutto molto dolce, con un grado zuccherino di 18 gradi Brix, superiore a ogni altra cultivar di mela. Ambrosia risulta così molto gradita ai consumatori.

D. Con KiwiUno e ben 25.000 tonnellate di actinidia lavorata la sua azienda ha un ruolo importante nello scacchiere del commercio mondiale di kiwi. Quali le prospettive del prodotto con la grave epidemia di batteriosi anche nella nostra provincia?
R. Vuol sapere se sono preoccupato del futuro del kiwi? Lo sono stato molto di più l’anno scorso; ho registrato, poi, un serio impegno da parte delle istituzioni regionali piemontesi (non altrettanta tempestività, purtroppo, in altre parti d’Italia) che hanno adottato severi ed opportuni provvedimenti vietando nuovi impianti e sostenendo l’estirpazione delle piante infette. La strada da seguire è quella dell’attività svolta dai centri di ricerca per contenere la diffusione dell’epidemia ed anche in questo caso il CReSo si è dimostrato all’avanguardia nazionale.

Fonte: giornale "Nuova Agricoltura Piemonte", organo della Cia Confederazione
Data di pubblicazione: