Negli ultimi mesi, il tennis mondiale ha acceso i riflettori su una delle rivalità più avvincenti: quella tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Due talenti straordinari, due modi diversi di stare in campo. L'italiano, preciso e metodico. Lo spagnolo, istintivo e aggressivo. Un duello che affascina, ma che lascia anche l'amaro in bocca quando, come è successo due volte di recente, Sinner perde in finale.
Eppure, quel copione non è così lontano da quanto si vive nel settore ortofrutticolo. Anche qui, l'Italia gioca da protagonista, ma spesso si ritrova a inseguire una Spagna più veloce, più strutturata e più incisiva sui mercati internazionali.
Punti di forza e di debolezza
L'export ortofrutticolo è uno dei terreni di confronto più accesi tra i due Paesi. La Spagna resta in cima per volumi e presenza nella Grande distribuzione organizzata estera, grazie a un'organizzazione capillare e a politiche agrarie fortemente orientate all'export. L'Italia, invece, continua a distinguersi per qualità, biodiversità e valore medio del prodotto, ma fatica a imporsi con continuità. Un po' come Sinner: quando gioca al meglio, batte chiunque. Ma se cala la pressione, Alcaraz - o la Spagna - è lì, pronta a ribaltare il punteggio.
La Spagna ha puntato tutto sull'efficienza logistica, sulla dimensione cooperativa e sulla programmazione centralizzata delle produzioni. L'Italia, invece, è più frammentata e offre referenze di punta che spesso faticano a fare massa critica. Proprio come nel tennis: Alcaraz gioca con esplosività e un repertorio vario che disorienta. Sinner risponde con regolarità, profondità e una tecnica sopraffina. Ma per vincere serve fare punto dopo punto, senza cedimenti.
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Tuttavia, la valutazione della superiorità tra i due Paesi dipende molto dalla specifica referenza ortofrutticola presa in considerazione, secondo Giuseppe Galluccio, fondatore e responsabile commerciale del Gruppo La California (GLC). "Anzi, sotto molti aspetti, l'Italia vince nettamente il confronto. Basti pensare a realtà consolidate come le grandi cooperative melicole italiane, che non solo dominano il mercato interno, ma sono presenti anche in Spagna con un peso commerciale significativo. Sono strutture solide, organizzate, fortemente radicate sul territorio, ma allo stesso tempo internazionalizzate. Se consideriamo filiere come quelle delle mele, del kiwi o dell'uva da tavola, è evidente che l'Italia possiede una marcia in più. Anche a voler fare un confronto oggettivo, senza nazionalismi, l'Italia dimostra di avere una struttura produttiva più articolata e avanzata della Spagna. E non è solo una questione di qualità del prodotto: è l'intero sistema a essere più maturo, più integrato, più competitivo".
Sugli agrumi, invece, la partita è aperta. "L'Italia vince sul Tarocco, un agrume siciliano unico e incomparabile, ma anche le arance bionde prodotte in Puglia e Sicilia non sono inferiori a quelle spagnole – commenta Galluccio – C'è da sottolineare, inoltre, che dopo la pandemia, l'Italia necessita molto meno della Spagna in ambito agrumicolo, in quanto i costi spagnoli sono aumentati. Nonostante la maggiore massa critica spagnola sulle arance bionde che favorisce l'esportazione mondiale, l'Italia ha comunque una sua struttura che le permette di esportare le sue arance rosse e bionde in Europa".
Diversa la situazione, secondo Galluccio, se si parla di ortaggi e drupacee. "In questi settori, la Spagna è nettamente superiore, con produzioni 'spaventose', concentrate in aree al nord come Lerida e al sud come Murcia e Almería. Ci sono cooperative di 3.000-5.000 ettari che permettono alla Spagna di servire quasi tutta l'Europa. Anche per quanto concerne il kaki, gli operatori spagnoli hanno una marcia in più".
Europa e oltre: il match si gioca sui mercati
Se l'Europa è il "campo centrale" dell'export ortofrutticolo, i mercati extra-Ue sono la vera sfida. Qui entrano in gioco trattative diplomatiche, certificazioni, logistica a lunga distanza, e soprattutto capacità di adattarsi alle richieste locali.
La Spagna è già presente in modo capillare in Nord Europa, Medio Oriente e America Latina. L'Italia ci sta arrivando, ma deve ancora consolidare rotte e relazioni. Il match, anche qui, è ancora lungo. Come per Sinner, la chiave non è cambiare stile, ma rafforzarlo. Per il sistema ortofrutticolo italiano, le armi sono: innovazione varietale e sostenibilità (già molto sviluppate); comunicazione coordinata del brand Italia; maggiore integrazione di filiera; investimenti logistici e digitalizzazione; politiche di supporto mirate all'export. Inoltre, serve saper accettare le sconfitte e ripartire. Sinner lo fa con compostezza e fame di crescita. Il comparto ortofrutticolo italiano deve fare lo stesso: prendere coscienza dei propri limiti e lavorare unito per superarli.
"L'Italia ha ancora enormi possibilità di crescita e di strutturarsi meglio, grazie anche a una diversità climatologica da nord a sud del Paese – aggiunge Galluccio – Ad esempio, la Sicilia da sola potrebbe dedicare 50.000 ettari agli agrumi. Il problema è la frammentazione in ambito commerciale".
La partita è però ancora aperta: la rivalità tra Sinner e Alcaraz è un motore per entrambi. Anche tra Italia e Spagna, la sfida ortofrutticola può diventare stimolo e non solo ostacolo. L'importante è non smettere di giocare, di innovare, di credere che la prossima finale può essere vinta, sul campo da tennis come nei mercati globali.